giovedì 5 giugno 2025
Padre della bioetica personalista, maestro di studenti e professionisti, ma anche sacerdote e guida nella vita spirituale: un convegno nella "sua" Università Cattolica lo ricorda a 6 anni dalla morte
Il cardinale Elio Sgreccia (1928-2019)

Il cardinale Elio Sgreccia (1928-2019) - Foto Siciliani

COMMENTA E CONDIVIDI

Ci sono persone che sembrano appartenere a tutti, e più diventano note meno sembrano distanti. È una umiltà in cui è racchiusa la preziosità di quella persona, insostituibile e capace di trasmettere a chi la avvicini il senso della propria unicità. Il nome di Elio Sgreccia suscita non di rado una reazione del genere. Un cardinale, un professore ordinario, uno studioso conosciuto in tutto il mondo... Per i più è rimasto semplicemente quel “don Elio” con il quale molti possono permettersi di vantare un rapporto privilegiato. Sgreccia tornava alla casa del Padre esattamente sei anni fa, il 5 giugno 2019, dopo aver legato indelebilmente il proprio nome al tema della vita, nel cui sentiero il Dio delle sorprese ha condotto i suoi passi, in particolare da quando gli si spalancò dinanzi lo studio e l’insegnamento della bioetica all’Università Cattolica di Roma, dove sino ad allora era stato assistente spirituale.

Di questo ministero il sacerdote Sgreccia, le cui origini contadine (era nato nelle Marche il 6 giugno 1928) sempre riconducevano alla concreta vicinanza alla terra e all’uomo, avrebbe mantenuto l’anelito pastorale: forza profetica della “sua” bioetica, con il personalismo ontologicamente fondato, della quale fu pioniere e apostolo in Italia e all’estero, dentro la Chiesa e nei contesti più diversi e sfidanti del mondo. Nel 1989, mentre muoveva i primi passi in questa nuova esperienza, don Elio riunì un gruppo di giovani medici che iniziarono a riflettere, pregare, lavorare assieme per servire al meglio la vita e la dignità umana, minacciate da sfide inedite e crescenti, specie nel mondo scientifico e sanitario. L’Associazione prese il nome dall’istruzione Donum Vitae pubblicata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1987, ma, espandendosi in seguito oltre l’ambiente medico e fuori dall’Università, ha trovato il senso pieno della missione nell’enciclica Evangelium Vitae, di cui quest’anno ricorre il XXX anniversario.

Accostando all’impegno accademico l’instancabile cura del pastore, Sgreccia si convinceva via via della necessità di non relegare alle aule o riservare a esperti la riflessione sul valore dell’uomo, della vita e della corporeità, della sofferenza e della morte, problematiche che riguardano tutti, influenzando scelte decisive a livello personale e sociale. La sua bioetica, nata nel cuore della medicina, si ampliava a toccare la formulazione del diritto, la salvaguardia dell’ambiente, l’impegno nella politica; soprattutto, si preoccupava sempre più di raggiungere la missione della Chiesa, fino a portarlo a elaborare una vera “pastorale della vita”, intesa quale sintesi tra bioetica, antropologia integrale, sguardo teologico, vita di fede, e fondata nella ferma convinzione circa la dignità intangibile di ogni vita umana. Come Donum Vitae abbiamo scelto di ricordare Sgreccia evidenziando proprio l’originale rapporto tra bioetica e pastorale che lo ha caratterizzato e che egli ha consegnato all’Associazione, affidandole un mandato di formazione, servizio e preghiera. “Elio Sgreccia. Una vita per la scienza per amore di Cristo e dell’uomo”: è il titolo dell’evento nella sede romana dell’Università Cattolica il 6 giugno, data di nascita del cardinale.

Il convegno vuole tracciare un suo profilo con l’aiuto di quanti lo hanno conosciuto o ne hanno proseguito alcune opere, e sarà inaugurato un premio a lui dedicato, destinandolo a una significativa testimonianza del Vangelo della vita. La conclusione con l’Eucaristia, cuore dell’esistenza di don Elio e sorgente della sua missione e del suo pensiero. Un pensiero il cui cardine potremmo identificare in quello che egli chiamava il «fattore uomo», la persona. La persona da rispettare e servire, in quanto creatura e immagine di Dio. La persona da educare, formare, perché, con «competenza, convinzione, coscienza e spirito di collaborazione» – sono sue parole –, possa scegliere e promuovere la vita, nella propria vocazione e professione. La persona da accompagnare sempre, rifuggendo approcci integralisti e ideologici ma mantenendo chiarezza e trasparenza, per aiutarla a non cambiare meta nelle difficoltà del cammino e sostenerne la ricerca e la gioia della verità. La persona per la quale e con la quale pregare, perché il cuore si apra a lasciarsi abitare da Cristo. Quel Cristo per amore del quale don Elio ha saputo amare ogni uomo e “appartenergli”; ha saputo spendersi totalmente, come il seminatore del Vangelo che – diceva – deve rimanere «a mani vuote», per annunciarne l’originale e irripetibile bellezza.

*Centro studi e ricerche per la Regolazione naturale della fertilità Università Cattolica del Sacro Cuore Presidente Associazione Donum Vitae

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: