Non più temporaneo ma definitivo. È il “no” del governo britannico ai bloccanti della pubertà per trattare la disforia di genere nei minori di 18 anni. L’unico uso consentito riguarderà, d’ora in poi, le sperimentazioni. L’altolà permanente è stato ufficializzato dal ministro della Sanità del governo laburista, Wes Streeting, che ha recepito le raccomandazioni della Commissione sui medicinali per uso umano secondo cui – si legge nell’ultimo rapporto – «il rischio per la sicurezza nella prescrizione continuativa di bloccanti della pubertà ai bambini è attualmente inaccettabile».
È il tassello che mancava a chiudere una partita aperta nel 2020 con l’inchiesta dalla commissione guidata dalla pediatra Hilary Cass sui trattamenti offerti al Tavistock and Portman Center di Londra, la pioneristica clinica pubblica specializzata in trattamenti per minori considerati transgender. L’indagine condotta dall’équipe di Hilary Cass – approdata a un primo rapporto nel 2020 e alla versione definitiva del Cass Review nell’aprile 2024 (Cass.independent-review.uk) – segnalò la mancanza di dati «coerenti» sugli effetti dei bloccanti della pubertà e, in generale, la non praticabilità a lungo termine delle procedure adottate.
È stato in seguito a quella revisione che il Sistema sanitario nazionale (Nhs) ha disposto, nell’«interesse superiore del minore», la chiusura del Centro e la riorganizzazione dei servizi. La legge di emergenza con cui, nel maggio scorso, il governo conservatore allora in carica mise al bando le terapie a base di triptorelina è stata contestata in tribunale dalle associazioni lgbt ma l’Alta Corte, a luglio, ne ha certificato la legittimità.
Hilary Cass ne parla come di «farmaci potenti con benefici non provati e rischi significativi». È questo il motivo per cui, ha precisato il ministro Streeting, «è necessario agire con cautela e attenzione». Una revisione della stretta decisa dal governo è prevista nel 2027.