venerdì 7 luglio 2017
L'Ordine della Lombardia paralizzato dalla richiesta di ricusazione nei confronti di due componenti del Consiglio presentata dagli avvocati dello psicoterapeuta sotto accusa. Tutto rinviato
Caso Ricci, marcia indietro degli psicologi
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Tutto rinviato a data da destinarsi per il caso di Giancarlo Ricci, lo psicologo milanese finito sotto accusa per aver osato affermare che “mamma e papà hanno una funzione essenziale e costitutiva nel processo di crescita”. Ieri sera il Consiglio dell’Ordine degli psicologi si è riunito per valutare le accuse ed emettere la sentenza, ma alla fine il processo è sfumato. Prima del dibattimento i legali di Ricci hanno presentato una richiesta di ricusazione nei confronti di due componenti del Consiglio che avevano già deciso, sulla loro pagina Facebook, come avrebbe dovuto concludersi la vicenda. Sembra che sui profili dei due psicologi, tra i paladini più convinti della cosiddetta cultura gender, siano comparse affermazioni del tipo: “Così gliela faremo pagare”. Con evidente riferimento alle retrograde posizioni dello psicoterapeuta “colpevole” di non aprirsi al nuovo verbo dell’omogenitorialità e di professare ancora le superate teorie della genitorialità tradizionale, quella in cui ci sono una mamma-donna e un papà-uomo.

Del resto, anche nell’atto di accusa rivolto a Ricci si era parlato di indegnità ai sensi dell’articolo 5 del regolamento dell’Ordine che impone agli iscritti il dovere dell’aggiornamento professionale. E visto che, a proposito di genitorialità, la maggior parte delle ricerche – quasi esclusivamente made in Usa – predicano la vulgata della “nessuna differenza”, è obbligatorio adeguarsi. Così Ricci – 40 anni di esperienza, decine di saggi sul tema tradotti in varie lingue - che parla ancora della funzione insostituibile di madre e padre, dev’essere sanzionato. Di fronte a questi pregiudizi, oltretutto esplicitati sui social, il collegio difensivo di Ricci ha concluso che non ci fossero le condizioni per un giudizio sereno. La fazione pro-gender del Consiglio ha subito proposto di rigettare la ricusazione e di andare avanti con il processo.

La maggior parte degli psicologi, in un soprassalto di saggezza, ha invece valutato con attenzione la richiesta e si è detta disponibile ad accoglierla. Nell’impossibilità di decidere, il Consiglio si è paralizzato e dopo un paio d’ore di inutile confronto, è stato giocoforza rinviare tutto a data da destinarsi. «Siamo soddisfatti che il Consiglio dell'Ordine degli psicologi della Lombardia ¬ - ha sottolineato uno degli avvocati di Ricci, Simone Pillon - abbia deciso di sospendere il procedimento disciplinare aperto contro il dottor Giancarlo Ricci al fine di valutare con la dovuta attenzione la nostra istanza di ricusazione. Speriamo che ciò giovi a garantire che Ricci sia giudicato da un collegio terzo e imparziale come previsto dalla nostra Costituzione. Cogliamo l'occasione per ribadire la totale liceità delle affermazioni che ha reso pubblicamente limitandosi ad esporre il suo pensiero sul tema della genitorialità e su altri aspetti di pubblico dibattito che non possono certo formare oggetto di censura disciplinare».

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