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Papa Leone XIV benedice i movimenti e le associazioni in piazza San Pietro con l'Evangeliario - .
Se guardiamo agli insegnamenti degli ultimi Papi riguardo i Movimenti ecclesiali e le Nuove Comunità emergono due grandi linee: missionarietà ed ecclesialità. Alla vigilia di Pentecoste 1998, san Giovanni Paolo II ha incontrato i Movimenti ecclesiali e le Nuove Comunità in piazza San Pietro per la prima volta nella storia. Li ha invitati a portare «frutti “maturi” di comunione e di impegno» (discorso di Giovanni Paolo II ai Movimenti ecclesiali e alle Nuove Comunità, Piazza San Pietro, 30 maggio1998). Poi, Papa Benedetto XVI li ha sollecitati a «essere scuole di libertà» e li ha incoraggiati a «dimostrare agli altri [...] quanto è bello essere veramente liberi, nella vera libertà dei figli di Dio», ma sempre « nell'unione [...] con i successori degli apostoli e con il successore di san Pietro» (omelia di Benedetto XVI nella Celebrazione dei primi vespri nella vigilia di Pentecoste con i Movimenti ecclesiali e le Nuove Comunità, piazza San Pietro, sabato, 3 giugno 2006). E papa Francesco ha delineato una Chiesa formata dai «diversi carismi» ai quali lo Spirito Santo «dà l’armonia e dà unità alla diversità», e così ci rende «artigiani di concordia, seminatori di bene, apostoli di speranza» (Santa Messa nella Solennità di Pentecoste, omelia del Santo Padre Francesco, piazza San Pietro, domenica, 9 giugno 2019).
Mi sembra di poter dire che in questi 27 anni i movimenti si siano impegnati a generare “frutti maturi” nella Chiesa con percorsi di evangelizzazione in campi dove la pastorale non arriva facilmente; con le numerose testimonianze di conversioni; con lo sbocciare di vocazioni alla vita familiare, consacrata e sacerdotale; con l’impegno sociale e con sviluppi di dialogo in tanti campi. Questi frutti sono spesso maturati anche sullo sfondo di forti prove, come il passaggio dalla fase fondativa a quella postfondativa, oppure le purificazioni vissute a causa degli scandali per gli abusi sessuali e spirituali. Questo cammino però è stato anche caratterizzato da una sempre crescente comunione tra gli stessi movimenti. Si tratta di una comunione basata, innanzitutto, sull’amore fraterno: sul reciproco ascolto, sull’accoglienza, sul conforto e sul dono di sé agli altri.

Margaret Karram - .
E sorprendentemente in questo processo ogni movimento ha riscoperto e approfondito la propria identità specifica, uscendo ogni volta di più da sé stesso. Credo di poter testimoniare che grazie all’amicizia cresciuta tra movimenti e il loro inserimento nella Chiesa sperimentiamo sempre di più quell’unità della quale papa Leone XIV ha parlato pochi giorni fa al Giubileo delle famiglie, dei nonni e degli anziani: « Il Signore non vuole che noi, per unirci, ci sommiamo in una massa indistinta, come un blocco anonimo, ma desidera che siamo uno: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola” (Gv 17,21)» (Giubileo delle Famiglie, dei nonni e degli anziani; omelia di Leone XIV; piazza San Pietro; domenica 1° giugno 2025). Penso che in questa visione trinitaria dell’unità di papa Leone stia il dono che i Movimenti ecclesiali e le Nuove comunità possono offrire oggi alla Chiesa e al mondo: una vita a modello della Santissima Trinità.
Una vita che nella Chiesa assume diverse caratteristiche: di comunione fraterna tra le singole parti, tradizioni e culture, che vengono sempre più in luce e sono messe in grado di contribuire con la propria particolarità alla bellezza e al bene del tutto; di stupore e stima reciproca, con l’unica ambizione di «amarsi con affetto fraterno e di gareggiare nello stimarsi a vicenda» (cfr Rm 12,10); di profonda uguaglianza e co-essenzialità tra il profilo petrino e quello carismatico; di sensibilità all’azione dello Spirito Santo, che «soffia dove vuole» (Gv 3,8) e non si limita nel suo agire ai confini della propria Chiesa o comunità ecclesiale, ma si apre alla dimensione ecumenica e a quella tra religioni non cristiane e opinioni non religiose. Sarebbe una Chiesa, come l’ha definita papa Francesco, «contrassegnata da unità e armonia nella pluriformità» (“Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”. Documento finale della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 24 novembre 2024), e dunque necessaria a questo mondo caratterizzato da frammentazione e divergenze. L’esperienza di questo tipo di rapporti trinitari tra i nostri Movimenti è piccola e all’inizio, ma vera e autentica. E vogliamo portarla in dono alla Chiesa perché possa, nella sua straordinaria ricchezza spirituale, realizzare la sua missione nel mondo.
* Presidente del Movimento dei Focolari