venerdì 29 gennaio 2016
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​Chi inventa le parole? Tutti possiamo creare parole nuove, ma è difficile che abbiano successo e che diventino parole della lingua italiana capite e usate da tutti. Nel passato soprattutto i poeti e gli  scrittori inventavano le parole:  per esempio, Dante Alighieri creò il verbo “inurbarsi”, che ancora oggi è usato col significato di “trasferirsi dalla campagna in città”; Gabriele D’Annunzio nel 1909 inventò la parola “velivolo” per indicare  l’aeroplano. Altra fonte di creazione di nuove parole è la pubblicità: nella seconda metà dell’Ottocento una ditta torinese produttrice di cioccolata inventò il nome “gianduiotto” per un certo tipo di  cioccolatino, prendendolo dal nome della maschera piemontese di Gianduia; poi in anni più recenti i  pubblicitari, per lanciare un’automobile, inventarono gli aggettivi comodosa, sciccosa, risparmiosa e scattosa. Ma non avremmo mai immaginato che anche Papa Francesco potesse rientrare tra i creatori di nuove parole. Eppure, se rileggiamo con attenzione i suoi discorsi, ne troviamo molte. Cominciamo dal verbo più originale, “giocattolizzare”, che significa “ridicolizzare, far diventare  simile a un giocattolo qualcosa di importante”. Questo verbo è stato   usato da Papa Francesco con riferimento a chi si prende gioco di una cosa seria e importante, cioè la religione; oppure il verbo “nostalgiare”, cioè “rimpiangere, provare nostalgia”, o “mafiarsi”,  cioè “comportarsi malissimo, come i mafiosi”, e “schiaffare”, cioè “trattare male, senza riguardo” («se tu schiaffi la natura, lei ti schiaffa», ha detto il Papa, a proposito della natura che deve essere trattata con rispetto). Ma Papa Francesco non inventa solo verbi: nei suoi discorsi troviamo aggettivi come “memorioso”, cioè “pieno di memoria”, riferito alla preghiera, e sostantivi come “martalismo”, per indicare l’eccesso di attivismo, l’atteggiamento di chi fa come Marta, la sorella di Lazzaro, che si dava tanto da fare ma finiva per perdere la cosa più importante, cioè le parole di Gesù.  Il Pontefice ogni tanto usa parole che destano sorpresa: per esempio, durante una visita a Napoli, in un discorso contro la corruzione si è servito del verbo “spuzzare”, e ha detto: «La corruzione spuzza, la società corrotta spuzza e un cristiano che fa entrare dentro di sé la corruzione non è cristiano, spuzza». Molti si sono stupiti e hanno commentato che si trattava di un errore, di un verbo usato a sproposito da Papa Francesco, che essendo cresciuto in Argentina avrebbe dimenticato l’italiano. Invece questo verbo esiste: significa “mandare un odore spiacevole, cattivo, come quello che viene da qualcosa che è andato a male, che è corrotto”, ed è usato  non solo in Piemonte (la regione d’origine della famiglia Bergoglio), ma anche in vari dialetti settentrionali (nel milanese, nel ligure, nel veneziano). Le parole nuove inventate o riutilizzate dal Papa sono così numerose che gli studiosi hanno già dato loro un nome: bergoglismi.
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