sabato 11 novembre 2023
Il campione che si è aggiudicato la maratona di New York gareggiava con calzature costosissime e ipertecnologiche che poi si gettano via. Un vantaggio sugli altri che non tutti però trovano sportivo
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Tamirat Tola è un atleta dell’Etiopia che, domenica scorsa, ha partecipato alla maratona di New York. Dopo appena due ore e tre minuti dalla partenza, Tamirat ha tagliato per primo il traguardo vincendo la storica competizione con il miglior tempo mai registrato. Mentre tutti applaudivano il record, però, alcuni hanno fatto notare che l’impresa non è merito solo di muscoli forti e fiato allenato ma anche delle scarpe indossate dal corridore. Sulle pagine di Popotus, il nostro inserto dedicato ai bambini, un focus sulla vicenda che apre tanti interrogativi sullo spirito dello sport e delle competizioni agonistiche.

Ai piedi di Tamirat c’erano le Adidas Adizero Adios Pro Evo 1: un modello nuovo ed esclusivo, dotato di una suola in schiuma morbidissima e ripiena di tondini di fibra di carbonio che segue ogni passo e amplifica la spinta della falcata. Queste scarpe sono leggerissime: pesano appena 138 grammi e – anche se da sole non bastano per correre in scioltezza 42 chilometri – sicuramente permettono di guadagnare secondi preziosi per arrivare più velocemente al traguardo. Non ci credete? A settembre la campionessa etiope Tigst Assefa le ha indossate a Berlino, ha battuto il record mondiale della maratona femminile e, superata la linea d’arrivo, si è tolta le scarpe e le ha baciate come se volesse ringraziarle.

Il problema è che queste super scarpe sono costosissime (per aggiudicarsene un paio occorrono più di 500 dollari) e perciò aiutano soltanto gli atleti che possono comprarsele. Anche perché non basta acquistarle una volta per tutte: le nuove scarpe durano giusto il tempo di una maratona, poi si rovinano irrimediabilmente e devono essere buttate via. Finora ne sono state prodotte solo 521 paia; ma se in futuro molti più atleti si mettessero ad usarle, le discariche sarebbero sommerse da una montagna di calzature non riciclabili: ne vale la pena?

Sul podio con il trucchetto

Il risultato di una gara dovrebbe essere l’esito dell’allenamento e del talento degli atleti più che della qualità del loro equipaggiamento. Perciò, per evitare che tra i concorrenti di una competizione qualcuno parta con un’attrezzatura avvantaggiata, ogni sport prevede regole precise per l’abbigliamento e la strumentazione da portare in gara. Negli anni alcune innovazioni sono state messe al bando perché truccavano le abilità tecniche degli sportivi. Nelle gare di atletica leggera, per esempio, sono vietati alcuni modelli di scarpe con piastre di carbonio integrate, accusate di modificare troppo il rendimento degli atleti nello scatto. Qualche anno fa le federazioni sportive di golf hanno bandito le mazze con la cosiddetta “testa a molla”, che erano state inventate da poco e permettevano ai giocatori di spingere la pallina più lontano con estrema facilità. Anche quando vennero messe a punto le bici elettriche qualche ciclista professionista pensò di installare piccoli motori nel proprio telaio per sfrecciare sulla pista, ma naturalmente per l’Unione Ciclistica Internazionale quella era una modifica fuorilegge.

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