mercoledì 20 febbraio 2019
Citando il profeta Isaia, papa Francesco prosegue la catechesi sul Padre Nostro: riceviamo e diamo amori imperfetti, anche da genitori; solo il Padre che è nei Cieli dà l'amore perfetto
Papa Francesco all'udienza in Aula Paolo VI (Ansa)

Papa Francesco all'udienza in Aula Paolo VI (Ansa)

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L'udienza generale di questa mattina, come ha ricordato il Papa prima di cominciare la catechesi, si è svolta in due momenti: alle 9 Francesco ha ricevuto nella basilica di San Pietro i fedeli dell'arcidiocesi di Benevento e alle 10 ha tenuto la catechesi in Aula Paolo VI.

Chi passa la vita ad accusare la Chiesa è parente del diavolo

Ai fedeli dell'arcidiocesi di Benevento, venuti a ricambiare la visita compiuta dal pontefice il 17 marzo scorso a Pietrelcina, paese natale di san Pio, il Papa ha ricordato quanto il santo abbia «amato la Chiesa, con tanti problemi che ha» e «non l'ha distrutta con la lingua com'è di moda fare adesso». «L'ufficio dell'accusatore di chi è?» ha proseguito Francesco. «Chi è quello che la Bibbia chiama il grande accusatore? Il diavolo! E coloro che passano la vita accusando sono, non dirò figli perché il diavolo non ne ha, ma amici, cugini, parenti del diavolo: questo non va, si devono segnalare i difetti per correggere, ma al momento che si segnalano, i difetti si denunciano». IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO

L'amore umano è imperfetto, anche quello dei genitori

Passando subito dopo in Aula Paolo VI, il Papa ha tenuto la catechesi (TESTO INTEGRALE) sulla preghiera del Padre Nostro, e in particolare sull'amore perfetto con cui il nostro Padre che è nei Cieli ci ama. «Il primo passo di ogni preghiera cristiana - ha detto Francesco - è l’ingresso nel mistero della paternità di Dio. Non si può pregare come pappagalli: o entri nel mistero o non preghi». Entrare nel mistero significa essere consapevoli di pregare Dio come nostro padre. «Per capire in che misura Dio ci è padre noi pensiamo alle figure dei nostri genitori, ma dobbiamo raffinarli, purificarli». Nessuno di noi, osserva Francesco, ha avuto genitori perfetti, «come noi a nostra volta non saremo mai genitori o pastori perfetti. Tutti abbiamo difetti, tutti». Viviamo le relazioni con i nostri limiti, egoismi, atteggiamenti di possesso o di manipolazione. «Per questo talvolta le dichiarazioni d'amore si trasformano in sentimenti di rabbia o di ostilità».

Siamo mendicanti d'amore

Quando parliamo di Dio come padre, ha suggerito il Papa, «mentre pensiamo all’immagine dei nostri genitori, dobbiamo andare oltre perché l’amore di Dio è quello del Padre che è nei Cieli, è l’amore totale che noi in questa vita assaporiamo solo in maniera imperfetta». «Siamo mendicanti d’amore - ha proseguito - abbiamo bisogno d’amore». Ma quante amicizie e quanti amori delusi ci sono nel nostro mondo… Papa Francesco ha ricordato come il dio greco dell’amore, nella mitologia, sia quello più tragico in assoluto, figlio della scaltrezza e della povertà. È la natura ambivalente dell’amore umano, capace di vivere appassionatamente e subito dopo appassire e morire. Il Papa cita il profeta Isaia: «"Il vostro amore è come la nube del mattino, come la rugiada". Una promessa che si fatica a mantenere, un tentativo che spesso inaridisce. Quante volte noi uomini abbiamo amato in questa maniera così debole e intermittente. Desiderosi di volere bene, ci siamo poi sporcati con i nostri limiti». In fondo anche l’apostolo Pietro ha avuto paura e ha dovuto fuggire. Siamo mendicanti che nel cammino rischiano di non trovare mai quel tesoro che cercano.

Solo da Dio l'amore perfetto

Esiste però un altro amore, quello del Padre che è nei Cieli. «Se anche i nostri padre e madre non ci avessero amato, c’è un Dio nei Cieli che ci ama come nessun altro potrebbe fare». Il Papa cita ancora Isaia: «"Così sulle palme delle mie mani ti ho disegnato”». E osserva: «Vanno di moda i tatuaggi. Ti ho fatto un tatuaggio nelle mani, “io sono nelle mani di Dio”. Questo è l’amore perfetto, così siamo amati».

L'espressione «nei Cieli», conclude Francesco, non indica lontananza ma diversità radicale di amore, un amore instancabile, che sempre rimarrà. «Basta dire “Padre Nostro che sei nei Cieli” e quell’amore viene. Pertanto non temere: se anche per sventura tuo padre terreno si fosse dimenticato di te, non ti è negata l’esperienza radicale della fede cristiana: saperti amato da Dio. Non c’è niente che possa spegnere il suo amore appassionato per te».

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