sabato 1 giugno 2019
Francesco ha celebrato la messa al Santuario mariano di Sumuleu Ciuc, meta di un grande pellegrinaggio di Pentecoste. Nel pomeriggio a Iasi l'incontro con giovani e famiglie
Papa Francesco: la ricchezza di un popolo sono i suoi mille volti
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È una Transilvania gonfia di pioggia ma ricca di fede quella che accoglie papa Francesco nel suo secondo giorno del viaggio apostolico in Romania. Sono circa centomila i pellegrini che sfidando il maltempo hanno atteso il Pontefice nella spianata che circonda il santuario mariano di Sumuleu-Ciuc, Csiksomlyo in magiaro. Vengono dalle quattro diocesi latine della Transilvania, e anche dall’Ungheria.

Giovanni Paolo II nel suo viaggio del 1999 voleva venire da queste parti, ma non gli fu permesso. Lo ricorda nel suo saluto l’arcivescovo di Alba Julia (Gyulafehervar) Gyorgy-Miklos Jakubinyi che ringrazia Francesco per aver adempiuto al desiderio di papa Wojtyla.

Il tempo inclemente ha impedito al Pontefice di arrivare in elicottero, così il corteo papale giunge in auto dall’aeroporto di Targu Mures (Marosvasarhely). Ma la messa inizia puntuale. C’è il tempo anche per un breve giro in papamobile tra la folla. E la pioggia sembra dare una tregua.

La ricchezza di un popolo sono i suoi volti e le sue culture

Nell’omelia papa Francesco ricorda che il sabato di Pentecoste i fedeli arrivano in questo santuario per «onorare» il voto degli antenati, per «fortificare la fede in Dio» e «la devozione della Madonna». IL TESTO DELL'OMELIA

In queste terre, nel cuore della Romania, abitano infatti gli szekely (siculi, nella versione latinizzata), una popolazione di stirpe ungherese che anche quando la Transilvania passò in maggioranza al protestantesimo rimase fedele a Roma. E nel Santuario si trova una monumentale statua lignea della Vergine che risale al XVI secolo, che il Pontefice onora con una rosa d’oro.

La messa con papa Francesco si celebra ad una settimana esatta del grande pellegrinaggio di Pentecoste. E il pontefice riconosce che questo appuntamento annuale «appartiene all’eredità della Transilvania», ma – aggiunge – «onora insieme le tradizioni religiose rumena e ungherese; vi partecipano anche fedeli di altre confessioni ed è un simbolo di dialogo, unità e fraternità».

Per il Pontefice Maria in ogni santuario «veglia e intercede» anche «davanti a ciascuno di noi, perché non ci lasciamo rubare la fraternità dalle voci e dalle ferite che alimentano la divisione e la frammentazione». «Le complesse e tristi vicende del passato – continua – non vanno dimenticate o negate, ma non possono nemmeno costituire un ostacolo o un argomento per impedire una agognata convivenza fraterna».

Papa Francesco non entra nel dettaglio, ma conosce bene le tensioni etniche presenti in queste contrade, con la componente ungherese - maggioritaria in tre distretti transilvani ma minoranza nel Paese -, che si sente non riconosciuta in tutti i suoi diritti dalla maggioranza romena. Tensioni che hanno riverberi anche in campo ecclesiale.

Quello del Pontefice è un invito a non cancellare il passato, senza però acuire divisioni e perseguendo sempre una convivenza pacifica. È un invito a «camminare insieme». Infatti la ricchezza di un popolo «sono i suoi mille volti, culture, lingue e tradizioni». Ad ascoltarlo ci sono anche la premier romena Viorica Dancila e, come semplice pellegrino, il presidente ungherese Janos Ader.

A tutti il Successore di Pietro ricorda che pellegrinare vuol dire anche impegnarsi «a lottare perché quelli che ieri erano rimasti indietro diventino i protagonisti del domani, e i protagonisti di oggi non siano lasciati indietro domani». Pellegrinare significa credere al Signore che «viene e che è in mezzo a noi promuovendo e stimolando la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità e di giustizia».

«Camminiamo, e camminiamo insieme - esorta infine il Papa - lasciando che sia il Vangelo il lievito capace di impregnare tutto e di donare ai nostri popoli la gioia della salvezza, nell'unità e nella fraternità».

Al termine della liturgia c’è la visita alla casa arcidiocesana intitolata a Jakab Antal, eroico presule che guidò la Chiesa di Alba Julia dal 1980 al 1990 dopo essere detenuto in carcere per 13 anni. Papa Francesco saluta e benedice un gruppo di persone con disabilità.

Dopo pranzo il volo a Iasi, nell’estremo nord est del Paese, capitale culturale della Romania. E’ l’incontro con i giovani e le famiglie che si svolge nella regione, la Moldavia, dove sono più presenti i cattolici romeni. Prima c’è una breve visita nella nuova cattedrale, dove il Papa saluta i presenti, molti disabili accompagnati dalle famiglie, e invita a pregare insieme la Madonna con un’Ave Maria.

L'incontro coi giovani e famiglie: non dimenticate le radici

In Piazza della Cultura si celebra l’incontro con i giovani e le famiglie. Sono in circa centomila ad accogliere festanti il successore di Pietro.

Papa Francesco parla dopo alcune testimonianze. Ringrazia per il “caloroso benvenuto”. Cita anche i fedeli delle minoranze di lingua csango (un dialetto ungherese), polacca e russa. Chiede che per ogni bambino “il diritto al futuro”. Anche in questa occasione esorta a “camminare insieme”, “ognuno con la propria lingua e tradizione, ma felice di incontrarsi tra fratelli”. Incita non dimenticare “le radici”, la “fede semplice e robusta” delle madri e delle nonne.

Ricorda che la fede “non è quotata in borsa”, ma è “un dono”. Ribadisce che “senza amore e senza Dio nessun uomo può vivere sulla terra”. E che “il peggio” viene quando “vediamo più trincee che strade”. Papa Francesco chiama i giovani ad essere “pellegrini del XXI secolo, capaci di nuova immaginazione dei legami che li uniscono”. Un compito che non si assolve creando “grandi programmi o progetti”, ma lasciando “crescere la fede”.

Infine il rientro a Bucarest. Nel corso della giornata Papa Francesco ha percorso più di mille chilometri, in aereo, bus ed elicottero. Ma ha visitato le zone più cattoliche del Paese. Manca solo il tributo ai greco cattolici. Ci sarà con la beatificazione di sette vescovi prevista nell’ultima tappa di Blaj.

LA PRIMA GIORNATA DEL VIAGGIO DEL PAPA IN ROMANIA dell'inviato Gianni Cardinale

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