lunedì 16 dicembre 2019
Nella terza domenica di Avvento, Francesco esorta a non lasciarsi distrarre dalle cose esteriori ma ad accogliere “il Dio e la sua gioia”. La messa con i filippini di Roma
Il Papa benedice i Bambinelli: Gesù ha volto dei fratelli più poveri

Ansa

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Gioia e dubbio. Sono queste “esperienze che fanno parte della nostra vita” a scandire la terza domenica di Avvento, detta domenica “della gioia”. All’Angelus Papa Francesco ricorda l’esplicito invito del profeta Isaia: “Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa”. A questa esortazione si contrappone, nel Vangelo, il dubbio di Giovanni Battista: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”.

È la stessa realtà che in ogni tempo mette alla prova la fede. Ma l’uomo di Dio guarda oltre, perché lo Spirito Santo fa sentire al suo cuore la potenza della sua promessa, ed egli annuncia la salvezza: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, […] Egli viene a salvarvi”. E allora tutto si trasforma: il deserto fiorisce, la consolazione e la gioia si impadroniscono degli smarriti di cuore, lo zoppo, il cieco, il muto sono risanati (cfr vv. 5-6). È ciò che si realizza con Gesù: “i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo”.

“La salvezza - spiega il Papa - avvolge tutto l’uomo e lo rigenera”. “Ma questa nuova nascita, con la gioia che l’accompagna, sempre presuppone un morire a noi stessi e al peccato che c’è in noi”: Da qui deriva il richiamo alla conversione, che è alla base della predicazione sia del Battista sia di Gesù; in particolare, si tratta di convertire l’idea che abbiamo di Dio. E il tempo di Avvento ci stimola a questo proprio con l’interrogativo che Giovanni Battista pone a Gesù: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Pensiamo: per tutta la vita Giovanni ha atteso il Messia; il suo stile di vita, il suo stesso corpo è plasmato da questa attesa.

“Come Giovanni - sottolinea il Pontefice - anche noi siamo chiamati a riconoscere il volto che Dio ha scelto di assumere in Gesù Cristo, umile e misericordioso”: L’Avvento, tempo di grazia, ci dice che non basta credere in Dio: è necessario ogni giorno purificare la nostra fede. Si tratta di prepararsi ad accogliere non un personaggio da fiaba, ma il Dio che ci interpella, ci coinvolge e davanti al quale si impone una scelta. Il Bambino che giace nel presepe ha il volto dei nostri fratelli e sorelle più bisognosi, dei poveri che “sono i privilegiati di questo mistero e, spesso, coloro che maggiormente riescono a riconoscere la presenza di Dio in mezzo a noi”.

Lo sguardo rivolto a Maria accompagna, infine, uno speciale auspicio del Papa: La Vergine Maria ci aiuti, perché, mentre ci avviciniamo al Natale, non ci lasciamo distrarre dalle cose esteriori, ma facciamo spazio nel cuore a Colui che è già venuto e vuole venire ancora a guarire le nostre malattie e a darci la sua gioia.

Dopo l’Angelus, il Pontefice ha salutato bambini e ragazzi attivati in Piazza San Pietro con le statuine di Gesù Bambino per il presepe. “Le benedico di cuore. Il presepe - ha aggiunto - è come un Vangelo vivo. […] Mentre contempliamo la scena del Natale, siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Gesù, Colui che si è fatto uomo per incontrare ognuno di noi”. Da 50 anni ogni terza domenica d’Avvento il Bambinello del presepe, stretto nelle mani da migliaia di ragazzi e bambini, viene benedetto dal Papa durante la preghiera dell’Angelus.

Il Papa ha anche ricordato che “tra meno di un anno, dal 13 al 20 settembre 2020, si celebrerà a Budapest il 52.mo Congresso Eucaristico Internazionale”. “I Congressi Eucaristici – ha sottolineato il Santo Padre - da più di un secolo, ricordano che al centro della vita della Chiesa c’è l’Eucaristia”. “Preghiamo - ha concluso il Papa - che l’evento eucaristico di Budapest possa favorire nelle comunità cristiane processi di rinnovamento”.

Il Papa ai filippini di Roma: siate “contrabbandieri della fede”, lievito in parrocchia

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Ieri Francesco ha anche celebrato messa alla comunità cattolica filippina di Roma: “Continuate ad essere ‘contrabbandisti della fede’!” 7500 fedeli della comunità cattolica filippina a Roma, al termine della Messa del “Simbang Gabi”, la prima della tradizionale novena in preparazione al Natale, c’è tutta la “missione speciale” che il Pontefice indica a chi ha lasciato la propria terra “alla ricerca di un futuro migliore”.

Fare della propria fede, quella di un popolo felice e sorridente, “perché la fiamma della fede arde intensamente nei nostri cuori” spiega nel suo saluto il cappellano della missione filippina a Roma, padre Ricky Gente, "lievito" nelle comunità parrocchiali “alle quali appartenete oggi”. Il cappellano ricorda lo scambio di battute prima della celebrazione dell'ultima Giornata Mondiale dei Migranti e dei rifugiati: “Lei Santo Padre ha condiviso con me che le donne filippine sono 'contrabandistas de la fè'. Sì, è vero, portiamo con noi ovunque andiamo la torcia della fede e del Vangelo nel mondo", la stessa che ci è stata trasmessa quasi 500 anni fa dai missionari europei.

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