Non un solo modo di far politica da cattolici. E molto da ricostruire
sabato 15 ottobre 2022

Gentile direttore,

di fronte alle critiche rivolte all’elezione di Lorenzo Fontana a presidente della Camera, il segretario della Lega Salvini ha risposto: “Non è certo una colpa essere cattolico”. Espressione emblematica di una deriva che travolge il “senso” delle cose e delle parole. L’elezione di una alta carica dello Stato non è questione di appartenenza ad un credo religioso: nessuno ne ha fatto una questione di questo genere. E non esiste un solo modo per testimoniare la propria fede cristiana nella politica e nelle istituzioni. Quello del nuovo Presidente della Camera non è dunque l’unico e – per quanto mi riguarda – neppure il più condivisibile. Ho avuto modo di assistere da deputato al discorso di insediamento di un altro “cattolico” eletto, stavolta, alla carica più alta della Repubblica: Sergio Mattarella. Stessa personale fede religiosa, radicale diversità culturale e politica (non in senso partitico o di schieramento, ma di concezione stessa della società e delle Istituzioni) e, forse, anche del “come” i valori della fede possono essere incarnati laicamente nella vita pubblica. La secolarizzazione ha portato conquiste di laicità e di libertà e, assieme, problemi etico-umanistici ancora del tutto aperti. Rispetto a essi, né l’enfatico mantra dei “diritti individuali senza se e senza ma”, tipici di certa sinistra e del mondo grillino, né l’idea della “restaurazione”, quasi “Trono e Altare” di putiniano sentore, possono essere una risposta adeguata. L’alternativa non è l’indifferenza valoriale: è invece la difficile e faticosa costruzione di nuovi modelli antropologici e culturali, che siano evoluzione responsabile ed equilibrata (con un costante senso del limite e della precauzione) di ciò che era (e non tornerà) verso ciò che potrà essere (ma ancora non è). Fatti salvi i “princìpi primi”, mi pare che nella stessa Chiesa, grazie soprattutto al magistero dell’attuale pontefice, questa attitudine sia più marcata che in una larga parte della politica. E non mi riferisco solo alle questioni più discusse della sessualità e dell’idea di famiglia, ma a tutto il grande mare aperto di una nuova idea di umanesimo e di “bene comune”. In ogni caso, visti gli sviluppi: lunga vita a papa Francesco; lunga vita al presidente Mattarella; e speranza che una nuova presenza di cattolici democratici laicamente impegnati – con forme innovative – possa concorrere a ridare “senso” alla politica e alla democrazia comunitaria.

Lorenzo Dellai, già parlamentare


Sì penso anch’io, gentile presidente Dellai, che nella Chiesa stia emergendo un’«attitudine» a interpretare lo spartito di questo tempo mirando all’essenziale. E che, invece, tanta parte dell’attuale politica esiti, strumentalizzi, indietreggi o arranchi tra dirittismi, restaurazioni e populismi ben poco popolari. Sì, c’è molto da ricostruire.

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