venerdì 21 gennaio 2022
Almeno 100 evasi dal carcere, gestito dalle milizie curde: è il più grande per fondamentalisti. Sono intervenuti gli elicotteri Apache americani, mentre i miliziani in fuga si fanno scudo dei civili
Peshmerga curdi soccorrono alcuni civili in fuga da Hassaké dopo l'assalto al carcere

Peshmerga curdi soccorrono alcuni civili in fuga da Hassaké dopo l'assalto al carcere - Ansa

Con una spettacolare azione militare, che non ha precedenti negli ultimi anni, il Daesh in Siria è riuscito ad aprirsi una breccia nel più affollato carcere per jihadisti al mondo nella città petrolifera di Hassaké nel nord-est del Paese, non lontano dal confine con l'Iraq. Il bilancio, ancora provvisorio, è di una settantina di uccisi: circa 40 jihadisti, 25 miliziani curdi e cinque civili. Almeno un centinaio di detenuti sono evasi dal carcere, che fino a tarda sera risultava essere ancora controllato di fatto dai jihadisti. Le forze curdo-siriane, sostenute da elicotteri militari statunitensi, hanno tentato invano di avere la meglio sui combattenti del Daesh, rifugiatisi nei vicoli del vicino quartiere Sinaa facendosi scudo dei civili. A centinaia, questi sono fuggiti dalle zone degli scontri, mentre colonne di fumo si levavano all'orizzonte ed elicotteri Apache sorvolavano a bassa quota l'area e le mitragliatrici aprivano il fuoco nel perimetro del carcere.

Nelle stesse ore, nell'Iraq orientale, altre cellule del Daesh attaccavano una caserma dell'esercito iracheno, uccidendo almeno 11 militari nella regione di Diyala, a nord-est di Baghdad. Due azioni molto probabilmente non coordinate, ma che indicano la capacità dei jihadisti in Siria e in Iraq di tornare a colpire e di rimanere radicati in diverse regioni tra Siria e Iraq.

Una cella sovraffollata, in una foto del 2019, nel carcere per jihadisti di Hassaké

Una cella sovraffollata, in una foto del 2019, nel carcere per jihadisti di Hassaké - Ansa

Secondo l'Osservatorio per i diritti umani in Siria, l'azione del Daesh contro il carcere di Ghweiran a Hassaké è iniziata l'altra notte: almeno tre autobomba guidate da kamikaze si sono fatte strada tra i posti di blocco e le barriere erette delle forze curde, aprendo una breccia nelle mura del carcere. Altri gruppi di miliziani hanno preso il controllo di un deposito di armi e munizioni vicino al centro penitenziario. Nel giro di poche ore in tutta la zona di Hassaké, lungo la linea che separa zone abitate in prevalenza da curdi da quelle dominate da località arabe, non lontano da quello che fino al 2015 era il confine tra lo "Stato islamico" e le zone controllate dalle milizie curde.

Una immagine del 2019 del carcere di Hassaké, il più grande carcere di jihadisti al mondo

Una immagine del 2019 del carcere di Hassaké, il più grande carcere di jihadisti al mondo - Ansa

Il Daesh, nato in Iraq come costola delle formazioni qaediste sorte dopo l'invasione anglo-americana dell'Iraq nel 2003, tra il 2013 e il 2014 si era impadroniti di ampie regioni della Siria e dell'Iraq dando vita a un embrionale "Stato islamico", con due capoluoghi: Raqqa in Siria e Mosul in Iraq. La Coalizione internazionale a guida americana, di cui l'Italia fa parte, aveva annunciato la sconfitta militare del Daesh in Iraq nel dicembre del 2017 e in Siria nella primavera del 2019. Ma da allora, sia in Siria che in Iraq, cellule di insorti hanno ripreso l'attività di guerriglia compiendo attacchi contro forze governative siriane e irachene, forze curde e jihadisti sciiti filo-iraniani, nonostante i quotidiani bombardamenti aerei russi e statunitensi.

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