martedì 19 novembre 2019
L'Alta Corte ha respinto il ricorso del leader delle proteste pro-democrazia. Prosegue l'assedio al Politecnico: ancora 100 asserragliati dentro. La governatrice Lam assicura: Pechino non interverrà
Un manifestante, appena uscito dal Politecnico di Hong Kong, viene soccorso dai parenti (Ansa)

Un manifestante, appena uscito dal Politecnico di Hong Kong, viene soccorso dai parenti (Ansa)

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L'Alta Corte di Hong Kong ha respinto il ricorso di Joshua Wong, attivista di punta pro-democrazia, dopo che gli era già stato negato - a causa del pericolo di fuga - il diritto di espatrio per un viaggio in Europa. Lo riferisce un post di Demosisto, il partito co-fondato da Wong che, libero su cauzione da fine agosto, è sotto indagine per la partecipazione a manifestazioni non autorizzate. Wong avrebbe dovuto recarsi anche in Italia, ospite il 27 novembre a Milano della Fondazione Feltrinelli. "Privandomi della libertà di movimento, la Corte ha imposto una punizione aggiuntiva prima che sia provata la colpevolezza", ha detto l'ex leader del "movimento degli ombrelli" del 2014 in un commento sui social.

La governatrice di Hong Kong, Carrie Lam, ha assicurato in conferenza stampa che non c'è la necessità di chiedere aiuto all'Esercito di liberazione popolare, le forze armate di Pechino, fino a quando il suo governo e la polizia riusciranno a gestire con competenza le violente turbolenze nella città. Lam ha invitato i cittadini a "non dare interpretazioni eccessive" al gesto dei soldati cinesi che sabato hanno aiutato a rimuove mattoni e detriti dalle strade. Un gesto che la Lam ha definito "non inconsueto".

Ma il braccio di ferro fra Hong Kong e Pechino su come gestire la crisi si arricchisce di un nuovo capitolo. La Cina ha infatti rivendicato l'autorità esclusiva sulle questioni costituzionali di Hong Kong e ha condannato la decisione dell'Alta Corte dell'ex colonia che lunedì ha giudicato l'incostituzionalità del divieto di indossare le maschere in pubblico, varato lo scorso mese per frenare le manifestazioni di massa. "Nessun'altra istituzione ha il diritto di giudicare o di prendere decisioni se non il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo", ha commentato la Commissione Affari legislativi di Pechino.

LE VOCI Il testamento dei ragazzi nel Politecnico assediato

Intanto sono circa 30 i manifestanti che hanno lasciato questa mattina il Politecnico di Hong Kong, sotto l'assedio della polizia da oltre due giorni. Gli studenti si sono arresi chiedendo aiuto al personale paramedico che ha fornito coperte d'emergenza e sedie a rotelle. Questo mentre la governatrice Carrie Lam affermava in conferenza stampa che oltre 100 persone erano ancora arroccate nel campus, mentre 600 erano andate via, tra cui 200 minori.

Ieri la polizia di Hong Kong ha eseguito ieri circa 1.100 arresti, in una delle giornate più difficili da quando sono iniziate le proteste pro-democrazia quasi 6 mesi fa. Nel corso delle ispezioni, ha spiegato un portavoce, sono state ritrovate oltre 3.900 molotov nella Chinese University of Hong Kong. Dai suoi laboratori, così come da quelli del Politecnico, sono state portate via pericolose sostanze chimiche. La governatrice Carrie Lam ha parlato di università diventate "fabbriche di armi". Secondo il South China Morning Post, oltre 8.000 molotov, pronte per essere usate nelle proteste, sono state scoperte nel campus della Chinese University a Sha Tin. L'ateneo era stato occupato la settimana scorsa per quattro giorni dai manifestanti che poi si sono ritirati.

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