Il testamento dei ragazzi del Politecnico assediato

La polizia ha bloccato tutte le uscite. «Non so se uscirò di qui»
November 18, 2019
Il testamento dei ragazzi del Politecnico assediato
Il dramma di Hong Kong si alimenta di tante tragedie collettive e individuali. Il caos ha regnato ieri per tutto il giorno. “Mr Chan”, uno degli studenti del Politecnico entrato nel campus giorni fa per sostenere i compagni più giovani, intervistato fortunosamente da un’emittente radiofonica locale ha comunicato: «La polizia ha bloccato tutte le uscite. Non possiamo scegliere se uscire, semplicemente non possiamo». La porta si è aperta solo per alcuni docenti di istituti superiori a cui è stato concesso l’ingresso nel Politecnico assediato e devastato per portare via tutti i giovani di età inferiore ai 18 anni. Uno degli studenti minorenni ha escluso di volere lasciare i propri compagni che rischiano, se catturati, fino a 10 anni di prigione per il reato di ribellione.
Un segnale di determinazione ma anche di incertezza della sorte. «Sto chiamando dalla mensa – ha detto un giovane dall’interno –. Voglio sottolineare che quelli che si trovano intrappolati qui non sono combattenti ma solo studenti che sono venuti a portare viveri o a cucinare per i compagni di classe». «Non so se avrò la possibilità di parlare ancora con voi, ma ricordatevi – ha aggiunto significativamente alludendo al rischio di azioni repressive letali – che non mi suiciderò, mai».
Poche ore prima, i social media avevano diffuso un “Testamento degli studenti” intrappolati nel Politecnico (PolyU): messaggio a tutta la popolazione di Hong Kong in cui, nell’ottavo giorno di assedio, «intrappolati nella nostra stessa scuola», gli studenti chiedevano «come possiamo essere in errore?».
«Il rettore e il comitato di gestione dell’università che avrebbero dovuto proteggerci, hanno chiamato la polizia perché i loro studenti venissero arrestati», scrivevano i ragazzi. E dopo avere indicato la volontà di proseguire l’occupazione, concludevano dichiarandosi «senza timore per l’arresto o la morte perché la storia ci ha già scagionati». Un messaggio drammatico che ha alimentato i timori dei loro compagni all’esterno e soprattutto delle famiglie. Molti genitori erano tra i cittadini che ieri hanno subito cariche, lacrimogeni e idranti mentre cercavano di raggiungere i ragazzi – in parecchi casi minorenni – assediati al politecnico. In un sit-in davanti ai poliziotti in assetto antisommossa, con diverse madri in lacrime, hanno alzato cartelli con le scritte: «Salvate i nostri figli», «Fermate il massacro», «No a un altro 4 giugno»: il giorno del massacro di piazza Tienanmen a Pechino nel 1989.

© RIPRODUZIONE RISERVATA