venerdì 22 dicembre 2023
L'Irlanda ricorre alla Corte Europea per i diritti dell'uomo contro il perdono concesso dal governo britannico di Sunak ai poliziotti e militari che hanno commesso crimini sui manifestanti
La polizia schierata a Belfast contro i repubblicani

La polizia schierata a Belfast contro i repubblicani - Ansa

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Dublino sfida Londra alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (Cedu). La contesa riguarda la legge, entrata in vigore lo scorso 18 settembre, con cui il governo britannico ha garantito l’immunità condizionale ai militari di Sua Maestà coinvolti nelle violenze che per trent’anni, tra il 1968 e il 1998, hanno segnato il conflitto in Irlanda del Nord. Il vicepremier irlandese, Micheál Martin, ha ufficializzato mercoledì l’apertura del contenzioso sottolineando che è “l’unica opzione” rimasta a Dublino dopo il fallimento del dialogo con Londra. L’obiezione è che la legge, pensata per chiudere definitivamente il capitolo dei Troubles, doloroso sia per il Regno Unito sia per l’Irlanda, è un atto “unilaterale”, “non compatibile con la Convenzione Europea per i Diritti Umani”, che scontenta le organizzazioni internazionali e, soprattutto, le famiglie delle vittime, ancora in attesa di verità e giustizia.

Il premier britannico Rishi Sunak

Il premier britannico Rishi Sunak - Fotogramma

L’iniziativa avviata nel 2021 dall’esecutivo Tory di Boris Johnson prevede, in breve, che i veterani britannici coinvolti nei Troubles per attentati dai profili ancora poco chiari possano ottenere l’amnistia in cambio di una confessione e di informazioni attendibili sulla dinamica degli eventi. Meccanismo che in pratica sbarra la strada a nuovi processi e che è stato già contestato in tribunale, a Belfast, dalle associazioni che rappresentano le vittime. Chris Heaton-Harris, referente del governo Sunak per l’Ulster, ha bollato come “inopportuno” e “deludente” il ricorso di Dublino (appoggiato dagli Stati Uniti) puntualizzando, tuttavia, che Londra è preparata ad affrontarlo. Dalla parte dell’Irlanda si è schierata anche Amnesty International.

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