lunedì 7 marzo 2022
Il primo cittadino colpito con altri due volontari. Il centro è vicino a Kiev e sede dell'aeroporto strategico Antonov
Una donna uccisa mentre cercava da fuggire da Mariupol

Una donna uccisa mentre cercava da fuggire da Mariupol - Ansa

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«È morto un eroe». Ma lui voleva essere tutto tranne che un eroe. Il sindaco di Gostomel, cittadina vicina a Kiev e sede dell'aeroporto strategico Antonov, era semplicemente andato a distribuire pane, medicine, cosa calde ai suoi concittadini affamati e malati. Così è morto Yuri Illich Prylypko, raggiunto da uno sparo insieme ad altri due volontari, Ruslan Karpenk e Ivan Zorya, come spiegano alcuni post su facebook di giornalisti locali. "Nessuno l'ha costretto ad andare sotto i proiettili degli occupanti, è morto per il proprio popolo, per Gostomel. È morto un eroe", prosegue il post.

Il sindaco di Gostomel, ucciso mentre distribuiva viveri e medicine

Il sindaco di Gostomel, ucciso mentre distribuiva viveri e medicine - Facebook

Le storie si vittime civili si moltiplicano, così come il dolore. Quello dei due giovanissimi genitori che hanno appena perso il loro bambino sotto le bombe russe. nell'immagine che li vede trafelati con il piccoli infagottato in una tuta blu che entrano all'ospedale di Maiupol, la città in trappola nel sudest del Paese. Il piccolo Kirill aveva appena 18 mesi. Fedor e Marina Yatsko hanno tentato
disperatamente di salvare il loro bambino, ma in un ospedale senza più corrente elettrica, dove le visite si fanno alla luce dei cellulari, i medici restano impotenti e per Kirill non c'è più niente da fare. Il fagotto resta lì, inerme, su una lettiga. I due genitori, due ragazzi, sono disperati, urlano il loro dolore, affondano l'una nelle braccia dell'altro. Il personale dell'ospedale li circonda senza parole, ma non ha nemmeno il tempo di riprendersi: arriverà presto la prossima emergenza.

A centinaia di chilometri di distanza un altro bambino, 11 anni, invece si è salvato. Ma è dovuto arrivare da solo alla frontiera slovacca. La madre lo ha messo su un treno verso la salvezza a Zaporizhzhia, assediata dalle forze russe, ma è dovuta rimanere per occuparsi della nonna disabile. Il piccolo aveva con sé solo una busta di plastica, un passaporto e un numero di telefono scritto a penna sul dorso di una mano. I volontari slovacchi, dopo averlo rifocillato, hanno chiamato quel numero e dei parenti del bambino sono venuti a prenderlo. Ora è in salvo a Bratislava, ma lontano dalla sua famiglia.

In un Paese dove tutto è sospeso, dove le vittime si contano a decine ogni giorno, dove la morsa dei russi non accenna a rallentare, molti ucraini continuano a sfidare la guerra e la morte guardando la vita negli occhi: quasi 4.000 coppie si sono sposate dal giorno dell'attacco, il 24 febbraio, e più di 4.311 neonati hanno visto la luce nelle città assediate.

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