venerdì 22 luglio 2016
Alla convention repubblicana il miliardario punta tutto su sicurezza, immigrazione ed economia, attacca la Clinton e propone un muro contro la criminalità. Ma restano le difficoltà interne al partito. Il camaleonte a caccia dei delusi (Paolo M. Alfieri)
Trump: «Sarò la vostra voce»
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Immigrazione, criminalità, lavoro: c'è tutto questo nel lunghissimo discorso di accettazione della nomination repubblicana tenuto ieri a Cleveland da Donald Trump. Il tycoon ha guadagnato la candidatura del Gop alla Casa Bianca con la sua idea di un'America più sicura e una campagna incentrata soprattutto sulla politica interna. E anche ieri ha insistito sullo stesso campo da gioco, al netto delle accuse all'avversaria Hillary Clinton e al suo operato come segretario di Stato. "Con umiltà e gratitudine accetto la nomination per la presidenza degli Stati Uniti", ha detto ribadendo il suo motto "prima l'America". "Ogni mattina mi sveglio determinato a garantire una vita migliore alla gente di tutta la nazione che è stata dimenticata - ha rimarcato - ignorata e abbandonata". "Agli uomini e le donne dimenticati, che lavorano duro e non hanno voce, dico: io sono la vostra voce".

SICUREZZA. "Questa Convention si svolge in un momento di crisi per la nostra nazione: attacchi contro la nostra polizia, terrorismo nelle nostre città, minacce al nostro stile di vita. Un politico che non coglie questo pericolo non è adatto a guidare il nostro Paese", ha avvertito. "I problemi che abbiamo - ha proseguito - povertà e violenza in patria, guerra e distruzione all'estero, persisteranno fino a quando continueremo ad affidarci ai politici che li hanno creati". Gli americani "che questa sera stanno ascoltando questo intervento hanno visto le recenti immagini di violenza nelle nostre strade e il caos nelle nostre comunità. Alcuni hanno assistito personalmente a questa violenza e altri ne sono stati vittime. Ho un messaggio per tutti voi - ha annunciato - il crimine e la violenza che affliggono la nostra nazione avranno presto, e intendo davvero presto, fine: dal 20 gennaio del 2017, la sicurezza sarà ristabilita".

IL MURO. E così il fatto che "quasi 180.000 clandestini con precedenti penali girano per il paese", diventa un motivo più che sufficiente per rispolverare il classico del muro al confine con il Messico: "Costruiremo un grande muro di confine per fermare l'immigrazione clandestina, per fermare le bande criminali e la violenza e il traffico di droga".

ECONOMIA. "Grazie alle mie riforme economiche aggiungeremo milioni di posti di lavoro e migliaia di miliardi di nuova ricchezza". Sull'economia riprende alcuni temi cari all'ex candidato di sinistra Bernie Sanders: accusa il capitalismo americano di essere "truccato", di essere "venduto agli interessi delle grandi lobby". Prima di lanciare la sua promessa: "Sarò la vostra voce. Ho abbracciato madri che hanno perso i figli perché i nostri politici si facevano i propri interessi invece del bene comune. Io non sopporto l'ingiustizia, non tollero l'incompetenza".

 

POLITICA ESTERA. "L'America è decisamente meno sicura e il mondo è meno stabile da quando Barack Obama ha deciso di mettere Hillary Clinton alla guida della politica estera. Sono certo che si tratta di una decisione di cui si è veramente pentito. Il suo pessimo istinto e la sua cattiva capacità di giudizio, come evidenziato dallo stesso Bernie Sanders, hanno provocato i disastri odierni". D'altronde sulla politica estera Trump era già stato chiaro nei giorni scorsi quando aveva ribadito di non poter dare lezioni di democrazia a nessuno (sottintendendo la Turchia di Erdogan), se la polizia viene attaccatta in patria. Pertanto anche se, a suo avviso, la Clinton non sarebbe in grado quanto lui di "di mostrare al mondo intero che l'America è tornata più grande, migliore e più forte che mai", il punto è sempre lo stesso,  prima l'America: "Il mio messaggio è che le cose devono cambiare e subito".

IL PARTITO. Resta la questione interna al partito, soprattutto tra gli elettori appartenenti alle minoranze, secondo recenti sondaggi citati dal Wall Street Journal, ancora poco inclini a votarlo. Trump però si mostra conciliante e tende la mano a quella parte di repubblicani che ancora non hanno fiducia in lui con un appello all'unità "Chi lo avrebbe creduto quando abbiamo iniziato questo viaggio - ha affermato - e dico noi perchè siamo una squadra e guideremo il Paese verso la prosperità e la pace".

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