venerdì 26 marzo 2021
Venti jet cinesi invadono lo spazio aereo dell'isola: è la più grande incursione mai avvenuta. Ma gli sforamenti sono ormai quotidiani. E si moltiplicano i rischi di incidenti
Il sistema missilistico di Taiwan

Il sistema missilistico di Taiwan - Ansa

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Gli analisti concordano: il rischio più alto (per ora) è che si verifichi un incidente non voluto ma capace di mettere in moto una catena di eventi difficilmente controllabili. Perché una cosa è certa: sulla questione Taiwan (e sul braccio di ferro a distanza con gli Usa) la Cina sta alzando la posta, giocando sul crinale scivoloso tra l’esibizione di forza e la provocazione. Taipei ha denunciato ieri la più la più grande incursione nel suo spazio aereo da parte di aerei militari di Pechino. Le incursioni cinesi non sono certo una novità, le azioni si susseguono quotidianamente – ma mai si era visto un dispiegamento di forze così impressionante. Secondo quanto ha riportato il ministero della Difesa nazionale di Taipei, venti aerei militari cinesi - tra cui dieci caccia J-16, due caccia J-10 e quattro bombardieri H-6K - sono entrati nella parte sudoccidentale della zona di identificazione aerea di Difesa dell'isola. L'aeronautica di Taiwan ha inviato avvertimenti radio e dispiegato i propri missili "per monitorare l'attività" dei mezzi cinesi. Secondo una fonte citata dalla Reuters, l'esercito cinese stava conducendo esercitazioni che simulerebbero un'operazione contro navi da guerra statunitensi in navigazione attraverso il Canale Bashi, che separa l'isola dalle Filippine.
Taiwan è sempre più la “faglia” che rischia di creare una collisione tra le due superpotenze, con la Cina che rivendica la sovranità sull'isola che reputa destinata alla "riunificazione pacifica" con la Repubblica Popolare e gli Usa impegnati a “proteggere” l’indipendenza di Taipei. Taiwan e gli Stati Uniti hanno firmato nelle scorse ore il loro primo accordo durante l'era Biden per stabilire un gruppo di coordinamento sulla Guardia costiera. Una risposta, neanche tanto velata, a una precedente mossa della Cina che ha approvato una legge che autorizza la Guardia costiera di aprire il fuoco sulle navi straniere, in acque che considera ricadere sotto la propria sovranità e contese con altri Paesi della regione, nel Mar Cinese meridionale e orientale.
Le Forze Armate di Taiwan sono sotto pressione. Due jet da combattimento taiwanesi si sono schiantati lunedì. È il terzo incidente registrato negli ultimi sei mesi. Lo scorso mese di ottobre un F-5 si è schiantato, causando la morte del pilota. La stessa sorte è toccata a novembre a un F-16 molto più moderno, precipitato al largo della costa orientale di Taiwan.
Tutto questo mentre la Cina continua a “correre”. È la Marina il settore a cui Pechino guarda con più attenzione. Il gap con gli Usa resta ma è destinato ad assottigliarsi. A parte le due portaerei già in servizio, la Cina ha un requisito per altre quattro unità, che saranno a propulsione nucleare e che saranno dotate di catapulte elettromagnetiche, con maggior capacità di spinta dei cacciabombardieri imbarcati. Fra le unità pesanti ci saranno anche 6 portaelicotteri, per le dimostrazioni di potenza oceanica e gli assalti anfibi (a Taiwan e altrove), ma anche per proteggere le linee di comunicazione marittima e le vie delle seta navali. Non è un caso che Pechino stia potenziando anche le fanterie di marina. Aveva 10.000 marine nel 2015, oggi ne conta 25.000. Ma li farà Ma li farà lievitare a 100.000 uomini.


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