lunedì 6 maggio 2019
Dopo la strage di Pasqua, domenica scontri tra cristiani e musulmani. L'arcivescovo di Colombo, Malcolm Ranjith ha lanciato un appello perché cessi ogni aggressione. Chiuse anche le scuole cattoliche
Le forze di sicurezza presidiano la città di Negombo (Ansa)

Le forze di sicurezza presidiano la città di Negombo (Ansa)

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Fermare la violenza. L'appello è stato lanciato dall'arcivescovo di Colombo, il cardinale Malcolm Ranjith, dopo gli scontri tra cristiani e musulmani, scoppiati domenica nella città di Negombo. L'arcivescovo si è recato in visita nella località e ha chiesto si fermare le aggressioni ai danni dei fedeli musulmani. Il cardinale ha inoltre chiesto alle autorità di bloccare la vendita di bevande alcoliche in città. Domenica Negombo è stata teatro di violenti scontri: case e attività commerciali di cittadini musulmani sono state date alle fiamme e devastate. Tre persone sono rimaste ferite, diverse sono state arrestate. Centinaia di poliziotti sono stati schierati dopo l’imposizione del coprifuoco notturno in città. Le autorità hanno provvisoriamente bloccato Facebook, YouTube, Instagram e WhatsApp per evitare che catalizzassero le violenze. A Negombo si trova la chiesa di San Sebastiano, uno dei tre edifici religiosi colpiti dagli attentati che a Pasqua hanno provocato quasi 255 morti.

Il ritorno alla normalità nel Paese stenta a concretizzarsi. Per la seconda domenica consecutiva, i cattolici dello Sri Lanka si sono riuniti in famiglia, nelle loro case, per assistere alla Messa in tv. Le chiese sono rimaste chiuse per motivi di sicurezza. La televisione nazionale ha trasmesso in diretta la celebrazione eucaristica presieduta nella sua residenza dall'arcivescovo di Colombo, il cardinale Malcolm Ranjith, che nell’omelia ha elogiato la fede dei cattolici morti negli attacchi del 21 aprile, che hanno colpito, oltre ad alcuni hotel, due chiese cattoliche e una evangelica. "Erano venuti in chiesa - ha detto - perché avevano un immenso amore per Dio".

Al termine della Messa, è stata letta una lettera del Papa giunta al cardinale Ranjith, in cui Francesco prega il Signore affinché "i cuori induriti dall'odio possano cedere alla sua volontà di pace e riconciliazione tra tutti i suoi figli".

"I fedeli - ha detto un sacerdote citato dall'Agenzia France Press - stanno attraversando un trauma spirituale per la mancanza della Messa, dell'Eucaristia, di un luogo di preghiera o un luogo di culto. È una tragedia". Nonostante le chiese siano ancora chiuse, i cattolici restano uniti, scrive Vatican News - e in molti si incontrano e organizzano celebrazioni in case e centri privati. Ma questo non è possibile a tutti. I sacerdoti girano di casa in casa, visitano le persone, in particolare i feriti, portano la Comunione ai malati, cercando di dare speranza e conforto.

Chiuse fino a nuovo ordine anche le scuole cattoliche, perché continuano ad arrivare minacce, che sono giunte anche alla comunità buddista, maggioritaria nel Paese.

Le scuole pubbliche hanno riaperto oggi per la prima volta dagli attacchi di Pasqua, in un clima che resta però di paura con la polizia e l’esercito che presidiano massicciamente gli edifici. "La partecipazione degli alunni è stata scarsa, ma manteniamo un alto livello di sicurezza", ha spiegato un agente di polizia. "La maggior parte dei genitori ha preferito non mandare i figli a scuola, speriamo che la partecipazione tornerà alla normalità molto presto". Il Paese rimane sotto lo stato di emergenza.

Le autorità srilankesi hanno espulso più di 600 cittadini stranieri, tra cui 200 predicatori musulmani, per la scadenza dei loro visti. Il ministro degli Interni Vajira Abeywardena ha riferito che "data la situazione attuale del paese" si è deciso "di inasprire le restrizioni sui visti per gli insegnanti religiosi". Il governo di Colombo teme che i predicatori stranieri possano radicalizzare i musulmani dello Sri Lanka e incitare a nuovi attacchi.


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