martedì 22 marzo 2011
Scandalo a Barcellona dopo l'inchiesta su 115 casi accertati. Nell'indagine dei giudici emergono racconti di interventi tardivi finanziati dalle amministrazioni pubbliche catalane. Al centro del processo Carlos Morin, un ginecologo diventato incredibilmente ricco. Atroci i metodi usati per la soppressione dei feti.
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Era quasi alla 22esima settimana. Voleva abortire, ma aveva già superato il limite massimo previsto dalla legge spagnola in quel momento. Eppure, il municipio di Barcellona le pagò l’interruzione volontaria di gravidanza in una delle due cliniche di Carlos Morin: un ginecologo di origini peruviane, diventato tristemente noto e incredibilmente ricco con il business degli aborti in Catalogna. Un nuovo particolare di quest’agghiacciante storia è stato svelato dal quotidiano La Razon: la testimonianza di una donna – raccolta nel corso del processo contro Morin – è venuta a galla solo ora, un mese dopo la definizione del capo d’imputazione contro Morin, accusato con i suoi collaboratori di almeno «115 aborti illegali». Quando si presentò al Comune di Barcellona, la donna aveva una figlia sotto la tutela dei servizi sociali per l’infanzia. Gli addetti comunali - quando disse che voleva interrompere la gravidanza- le diedero un assegno per una delle cliniche di Morin: all’istituto, due settimane dopo, versò altri 200 euro.  Non è l’unica testimonianza pubblicata dalla Razon: nel municipio catalano di Tarrasa una ragazza incinta si rivolse ai servizi pubblici di “Pianificazione Familiare”. Lì «la tranquillizzarono – racconta – e le diedero i nomi di due cliniche per abortire». Non solo. Per interrompere la gravidanza le diedero un bonus con cui esigere uno sconto sull’intervento. Il giorno l’aborto versò 255 euro ad una delle cliniche di Morin. Oltre tre anni fa l’“impero” di questo medico senza scrupoli finì al centro di un’indagine da parte degli inquirenti spagnoli. L’investigazione riguardava possibili illegalità commesse da diverse cliniche private specializzate in interruzioni della gravidanza, a Barcellona e Madrid. Fra i vari casi emersi nel 2007, la vicenda di Morin è la più conosciuta. Alcuni racconti – feti spazzati via con tecniche troppo crude e violente anche solo per essere descritte – hanno fatto rabbrividere la stampa spagnola e internazionale. Quando arrivò in Spagna, anni fa, era un povero medico immigrato: proveniva da un umile quartiere popolare di Lima. Ma ben presto Morin si trasformò in un imprenditore del settore degli aborti. Un’industria che rende molto, a quanto pare. La villa di Morin nella lussuosa zona di Sant Cugat del Vallés – con tanto di piscina – avrebbe un valore stimato di oltre 4 miliardi di euro. Il medico ha anche una Ferrari. Le organizzazioni pro-life calcolano che il business degli aborti in Spagna abbia ricavi annuali di circa 50 milioni di euro, senza contare gli interventi pagati in nero, senza alcuna traccia fiscale.
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