venerdì 6 gennaio 2012
Lo riferiscono i Comitati di coordinamento locale degli attivisti, che forniscono una lista dettagliata delle vittime. Almeno 25 persone uccise e 46 ferite.
Fulvio Scaglione sulla situazione in Siria (da Radio inBlu)
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​Nuova strage nel cuore di Damasco. Un kamikaze si è fatto saltare in aria nel quartiere al-Maidan, nella capitale siriana, uccidendo almeno 25 persone e provocando 46 feriti. Secondo la versione degli attivisti, l'esplosione è avvenuta nei pressi di un centro dell'intelligence, mentre per il regime è stata colpita una scuola elementare. La maggior parte delle vittime, stando ai media ufficiali, sono civili.«Risponderemo con il pugno di ferro», è stata la veemente reazione del ministero dell'Interno siriano, che lascia presagire una nuova ondata repressiva nella capitale. Nelle ore immediatamente successive all'attacco kamikaze, infatti, le autorità avevano accusato dell'attentato i manifestanti anti-governativi.«Non sappiamo quanti sono morti. Ma siamo sicuri che è stata un'azione terroristica eseguita dai cosiddetti manifestanti per la libertà», ha dichiarato una conduttrice della tv di Stato commentando le immagini provenienti dal luogo della tragedia. Immediata è stata la replica dell'opposizione. I Comitati di coordinamento locale e il Consiglio nazionale siriano, la principale forza di opposizione, hanno accusato il regime di aver "fabbricato" l'attentato, con l'obiettivo di ostacolare il lavoro degli osservatori della Lega Araba che si trovano nel Paese per accertare l'attuazione del piano di pace sottoscritto a dicembre al Cairo.  Il regime è «l'esecutore di questo attentato criminale» che oggi ha causato «il martirio e il ferimento di numerosi civili», ha annunciato una nota del Cns, che ha quindi invitato la Lega Araba e il Consiglio di Sicurezza dell'Onu «a istituire una commissione di indagine mista al fine di far luce sulla natura degli attentati e consegnare il responsabile alla giustizia». Il Cns ha infine chiesto alla comunità internazionale di adottare misure urgenti e necessarie per fornire una protezione per i siriani, affermando che l'obiettivo del governo è creare «il caos nel Paese» per distogliere l'attenzione dai crimini commessi nei confronti del popolo. Quello di oggi è il secondo attacco kamikaze registrato a Damasco nelle ultime due settimane. Lo scorso 23 dicembre, all'indomani dell'arrivo nella capitale siriana degli osservatori, almeno 44 persone persero la vita e 166 rimasero ferite in un duplice attentato suicida contro un ufficio amministrativo della polizia e la sede dei servizi segreti di Kfar Soussa. La responsabilità della strage fu addossata dalle autorità ad al-Qaeda, tuttavia, molte forze di opposizione espressero dubbi sulla versione ufficiale sostenendo che si trattò di un attentato organizzato del regime per «impedire agli osservatori di girare liberamente per il Paese».«Gli attentati e il conflitto così cruento sul terreno sono il portato dell'incomprensione del regime di seguire gli sviluppi della società e di aprirsi politicamente», ha affermato il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, oggi in missione a Tunisi, commentando la notizia della strage. Nella crisi siriana, per Terzi, «l'azione della Lega Araba è di fondamentale importanza, il fatto che ci siano osservatori internazionali che possono dissuadere il regime dal continuare a usare la violenza e la repressione è un altro elemento importante della comunità internazionale». E proprio sul ruolo degli osservatori, che nei prossimi giorni aumenteranno da 100 a 150, si è espresso oggi anche il ministro degli Esteri francese, Alain Juppe. «Noi sosteniamo la Lega Araba che ha mandato gli osservatori in Siria, ma questa missione al momento non è in grado di svolgere il suo lavoro in modo appropriato», è stato il commento di Juppe. Il ministro ha quindi condannato la «selvaggia e brutale repressione» dei manifestanti ad opera delle forze di sicurezza fedeli al regime del presidente siriano Bashar al-Assad, costata la vita finora a 5mila persone, secondo dati Onu. Juppe ha infine espresso rammarico per la posizione della Russia che, a suo parere, ha impedito ulteriori azioni contro la Siria da parte delle Nazioni Unite. Non si placa intanto la repressione contro i civili da parte delle forze di sicurezza fedeli al regime di Bashar al-Assad. Secondo alcuni attivisti, citati dalla tv al-Arabiya le vittime delle violenze di oggi sono almeno 22. I civili sono stati uccisi in diverse parti della Siria. Per i Comitati di coordinamento locali, le vittime sarebbero addirittura 35.Il segretario generale della Lega Araba, Nabil el Arabi, ha chiesto al leader di Hamas di base a Damasco, Khaled Meshaal, che ha incontrato oggi al Cairo, di intercedere presso le autorità siriane affinché «si lavori per porre fine a violenze». Lo ha comunicato lo stesso leader el Arabi. «Gli ho affidato oggi un messaggio per le autorità siriane: è necessario lavorare con integrità, trasparenza e credibilità per fermare la violenza in Siria», ha detto el Arabi.
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