sabato 23 aprile 2011
Cinque persone hanno perso la vita nella regione di Daraa, cinque a Douma e tre a Damasco. Sarebbero 112, secondo i siti di attivisti e dissidenti, coloro che sono stati uccisi dalle forze di sicurezza durante le manifestazioni del venerdì. Due deputati siriani hanno annunciato le dimissioni dal Parlamento. Si è dimesso anche il mufti di Daraa, prima autorità religiosa sunnita del Paese a esprimere pubblicamente il dissenso con la politica del regime.
- La primavera del mondo islamico di Riccardo Redaelli
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Almeno 13 persone hanno perso la vita nel corso dei funerali delle vittime della violenta repressione del regime contro le manifestazioni avvenute ieri in Siria. Cinque persone sono morte nella regione di Daraa (100 chilometri a sud de Damasco), cinque a Douma (a 15 chilometri a nord della capitale) e tre proprio a Damasco. Decine di migliaia di siriani si sono riuniti oggi per partecipare ai funerali delle vittime delle manifestazioni esplose ieri. Testimoni hanno denunciato l'uso delle armi da parte delle forze di sicurezza e hanno parlato di colpi di pistola sparati dai tetti da parte di gruppi di cecchini.Per la prima volta dall'inizio delle proteste anti-regime in Siria e all'indomani dell'uccisione di oltre 100 civili da parte delle forze di sicurezza, due deputati siriani hanno annunciato oggi le dimissioni dal Parlamento. L'annuncio alla tv panaraba Al Jazira. Si è dimesso oggi anche il mufti di Daraa, nel sud della Siria, prima autorità religiosa sunnita del Paese a esprimere pubblicamente il dissenso con la politica del regime. Lo ha riferito lo stesso mufti alla tv panaraba al Jazira. Rizq Abdel Rahman Abazid, incaricato dal ministero degli Affari religiosi di Damasco di rappresentare i sunniti di Daraa, città meridionale epicentro da settimane delle proteste anti-regime senza precedenti e della repressione delle forze di sicurezza, ha detto: «Presento le mie dimissioni dopo la caduta di vittime e martiri uccisi dal fuoco della polizia». «Ai massimi livelli assicurano che non si spara contro i manifestanti, poi constatiamo sul terreno che la verità non è così», ha aggiunto il religioso, membro di un'influente clan di Daraa a cui appartenevano anche i circa dieci bambini arrestati alla fine di febbraio perchè sorpresi a scrivere slogan anti-regime sui muri scolastici. Sarebbero 112 le persone uccise ieri dalle forze di sicurezza in Siria, tra cui anche una bimba di quattro anni e un bambino di 12, secondo i siti di attivisti e dissidenti, che forniscono la lista completa dei ''martiri'' e il luogo della loro uccisione. I Comitati di coordinamento locale hanno inviato alla Reuters un elenco con il nome di 88 persone, zona per zona, che il gruppo afferma sono state uccise in regioni che vanno dalla città portuale di Lattakia, a Homs, Hama, Damasco e fino al villaggio meridionale di Izràa. Per la prima volta dall'inizio delle proteste la piattaforma di attivisti e dissidenti che a livello locale organizza la mobilitazione ha emesso un comunicato congiunto in cui si chiede la fine del monopolio del Baath, il partito al potere da quasi mezzo secolo, e l'instaurazione di un sistema politico democratico. Le proteste sono state convocate sui social network in tutte le città siriane.CASA BIANCA, BASTA VIOLENZE, ATTUARE RIFORME PROMESSELa Casa Bianca ha chiesto alla Siria di porre un termine alle violenze e di attuare le riforme promesse. Lo ha dichiarato a bordo dell'AirForceOne il portavoce del presidente Usa Barack Obama, Jay Carney. «Deploriamo l'uso della violenza», ha detto Carney ai giornalisti al seguito di Obama, che sta tornando dalla California, prima di chiedere al governo di Damasco di «cessare e di rinunciare all'uso della violenza nei confronti dei dimostranti» oltre ad attuare le riforme promesse.FRANCIA, AUTORITÀ DEVONO RINUNCIARE A VIOLENZALa Francia ha chiesto alle autorità siriane di "rinunciare all'uso della violenza contro i propri cittadini" e di attuare le riforme. Lo si legge in una nota del ministero degli Esteri dopo la morte di almeno 70 persone durante le manifestazioni di oggi in Siria. «Le autorità siriane devono rinunciare all'uso della violenza contro i propri cittadini», si legge in un comunicato del portavoce aggiunto del ministero, Christine Fages. «Chiediamo ancora una volta di avviare immediatamente il dialogo politico e di attuare le riforme che soddisfino le esigenze del popolo siriano. La revoca dello stato di emergenza deve tradotta in realtà», prosegue la nota.A MIGLIAIA MANIFESTANO ANCHE AD ALEPPOMigliaia di siriani sono scesi in piazza a manifestare oggi anche ad Aleppo, seconda città siriana e a nord di Damasco. Lo riferiscono i siti di monitoraggio Rassd e Now Syria che trasmettono anche su Twitter. Citando testimoni oculari, i siti precisano che il corteo di dimostranti si è diretto verso la centrale piazza di Salah ad-Din (Saladino), mentre un numero imprecisato di agenti in borghese delle forze di sicurezza ha fatto irruzione nella moschea Amina della città, malmenando i fedeli anche all'interno della sala di preghiera. Altri testimoni riferiscono di decine di manifestanti arrestati ad al Bab, sobborgo settentrionale di Aleppo.
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