mercoledì 16 novembre 2011
Lo ha detto il segretario generale Nabil al-Arabi. Intanto nella capitale siriana i sostenitori del presidente Bashar al-Assad hanno attaccato le rappresentanze del Qatar, degli Emirati Arabi Uniti e del Marocco.
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La Lega Araba è determinata a mettere termine al «bagno di sangue» in Siria. «Dobbiamo fare di tutto per fermarlo», ha detto il suo segretario generale, Nabil al-Arabi. L'organismo, che la scorsa settimana aveva sospeso l'appartenenza di Damasco, ha tenuto un vertice a Rabat per discutere la crisi siriana. Servono «misure urgenti» per proteggere i civili in Siria, ma siamo «contrari a qualsiasi intervento esterno», è la posizione emersa alla fine della riunione.A Damasco però sostenitori del presidente Bashar al-Assad, hanno assaltato nuovamente alcune ambasciate. Si tratta delle rappresentanze del Qatar, degli Emirati Arabi Uniti e del Marocco. Quest'ultima è stata colpita con lanci di uova e pietre. Circa 150 filogovernativi sono entrati nell'edificio e hanno strappato la bandiera. Tutto è accaduto poco dopo che il regime siriano aveva garantito al governo giordano che non ci saranno più attacchi ad ambasciate e consolati da parte dei sostenitori. Lo ha reso noto il governo giordano.Durante un incontro con gli ambasciatori arabi a Damasco, il numero due del ministero degli Esteri siriano, Faisal Mikdad, «ha promesso che tali incidenti contro le missioni accreditate in Siria non si ripeteranno», ha assicurato il portavoce del ministero degli Esteri di Amman. Intanto la Francia ha richiamato il suo ambasciatore a Damasco: lo ha reso noto il ministro degli Esteri, Alain Juppè, dopo l'attacco alle rappresentanze diplomatiche francesi nel Paese e le perduranti proteste contro il regime di Bashar al-Assad. «Ci sono state nuove violenze in Siria, che mi hanno indotto a chiudere i nostri uffici consolari ad Aleppo e a Latakia, i nostri istituti culturali e a richiamare il nostro ambasciatore a Parigi», ha detto Juppè dinanzi al Parlamento.Nella notte militari siriani passati con l'opposizione hanno attaccato una base dell'intelligence dell'Aeronautica militare alle porte di Damasco: è la prima azione contro un'importante installazione militare in otto mesi di rivolta contro il regime di Bashar al-Assad. Gli uomini del Libero Esercito siriano hanno assaltato con mitragliatrici e lanciamissili il complesso situato a nord della capitale, lungo l'autostrada per Aleppo. Ne è seguita una battaglia in cui sono intervenuti anche gli elicotteri del regime che hanno sorvolato l'area. Non si ha un bilancio delle vittime, anche perché la zona è stata subito isolata. Insieme all'intelligence militare, l'intelligence dell'Aeronautica ha il compito di contrastare il dissenso tra le forze armate e ha avuto un ruolo importante nella repressione delle proteste che ha fatto più di 3.500 morti. Oggi finora sono morte almeno 16 persone nella repressione delle forze di sicurezza di Assad: sette nella provincia di Homs, sette in quella di Idleb, una in quella di Deraa e una vicino Damasco.
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