mercoledì 23 novembre 2022
Per i giudici di Londra, il Parlamento di Edimburgo non ha la facoltà di convocare la consultazione bis, dopo quella fallita nel 2014. Ma gli indipendentisti non si arrendono
L'attesa della stampa davanti alla Corte Suprema a Fleet Street a Londra

L'attesa della stampa davanti alla Corte Suprema a Fleet Street a Londra - Ansa

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La Scozia esigeva chiarezza e l’ha ottenuta: il Parlamento di Edimburgo non può indire un secondo referendum sull’indipendenza senza il consenso di Londra. Lo ha detto chiaro e tondo la Corte Suprema britannica interpellata sulla questione dallo stesso Scottish National Party (Snp), il partito secessionista alla guida del governo locale. Brutto colpo per Nicola Sturgeon, leader dello Snp e premier a Holyrood, costretta a rinunciare all’idea di portare la nazione a nord del Vallo di Adriano a un’altra consultazione, dopo quella (fallita) del 2014, già l’anno prossimo. «Rispetto la sentenza», ha commentato: «Troveremo un’altra soluzione»
La via «democratica, legale e costituzionale» indicata da Sturgeon per dare agli scozzesi la possibilità di esprimersi di nuovo sull’indipendenza è dare valenza referendaria “de facto” alle elezioni politiche del 2024.

Ovvero sfruttare quella finestra elettorale per portare il consenso secessionista a livelli che Downing Street non potrà ignorare. Strategia vaga e pure rischiosa. Lo Snp, sottolineano gli addetti ai lavori, non può ignorare le statistiche secondo cui l’appeal di una Scozia indipendente, pronta a chiedere di entrare nell’Unione Europea, non stravince. Il «no» è testa a testa con il «sì» se non in leggero vantaggio. Il pronunciamento della Corte Suprema, arrivato dopo 42 giorni dall’ultima udienza, è stato unanime. I giudici avrebbero potuto anche rimandarlo ma hanno preferito fare chiarezza. Il dispositivo, letto in aula dal presidente Robert Reed, ha messo nero su bianco che, primo, la massima autorità giudiziaria britannica non è chiamata a esprimersi su una questione «politica» come quella dell’indipendenza, «destinata ad avere conseguenze sull’intero Regno Unito», e che, secondo, «il Parlamento locale non può legiferare» a riguardo senza il placet legale di Westminster. Dettaglio ben noto previsto dallo Scotland Act del 1998. Il premier Rishi Sunak non ha perso l’occasione per sottolineare la portata «definitiva» della sentenza.
Per l’esecutivo Tory il «no» di otto anni fa, passato con il 55% dei consensi, non può essere rimesso in discussione se non dopo una generazione. Concetto ribadito più volte ribadito anche dai predecessori Boris Johnson e Theresa May. Sturgeon però non si arrende e promette che “la democrazia scozzese non verrà negata». La croce di Sant’Andrea è tornata protagonista delle manifestazioni di piazza in divere città scozzesi. Macchie di azzurro hanno colorato anche il centro di Londra tra gli applausi (pure) dei gallesi.
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