mercoledì 17 marzo 2010
Tornata la calma a Gerusalemme dopo la "giornata della collera" palestinese. Riaperti i varchi con la Cisgiordania e la Spianata delle Moschee. Peres: Usa «un amico vero»,
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Dopo una settimana di crescente tensione, Israele e Usa provano a ricucire lo strappo innescato dal progetto di costruire case per i coloni a Gerusalemme Est. Il presidente israeliano Shimon Peres ha definito gli Usa «un amico vero», ha assicurato che entrambi i Paesi vogliono allentare la tensione e aggiunto che, anche se non ideali, i negoziati indiretti con i palestinesi sono meglio che niente.Nella notte il premier, Benjamin Netanyahu, e il vice-presidente Usa, Joe Biden, hanno avuto un colloquio, di cui non è trapelato il contenuto ma che è andato avanti fino a tardi. Il premier dovrebbe partecipare in giornata a un riunione di gabinetto per discutere le condizioni poste da Washington per far ripartire la mediazione con i palestinesi: revoca del via libera alla costruzione delle nuove case a Ramat Shlomo, un «gesto sostanziale» di buona volontà e una dichiarazione pubblica che nei negoziati con i palestinesi saranno affrontate «tutte le questioni», compreso lo status di Gerusalemme. Secondo un portavoce del Dipartimento di Stato, gli Usa si attendono una risposta a breve e in giornatadovrebbe esserci anche il contatto diretto tra il premier e Hillary Clinton. Il tentativo di ricucire lo strappo è palpabile. Martedì, dopo che il segretario di Stato Usa aveva escluso che le relazioni con il maggiore alleato in Medio Oriente fossero messe in crisi dal progetto di costruire nuove case a Gerusalemme Est, anche la Casa Bianca ha sottolineato che la questione delle colonie non scuoterà «l'incrollabilelegame» che gli Stati Uniti hanno con Israele. E nella notte anche l'ambasciatore Oren ha fatto sapere di esser stato frainteso dai media quando, nel pieno della bufera, aveva notato che la crisi rappresentava «il punto peggiore» mai raggiunto negli ultimi 35 anni. Intanto, il governo italiano si è fatta sentire: «Israele non ponga ostacoli alla pace», ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini. E mentre a Gerusalemme è tornata la calma e sono stati riaperti i valichi con la Cisgiordania, al premier israeliano è toccato frettolosamente disinnescare un potenziale nuovo incidente. Il cognato ha definito «anti-semita» Barack Obama: secondo Hagai Ben-Artzi, il presidente Usa «odia gli abrei», perchè subisce l'influenza del reverendo Jeremiah Wright, «un antisemita, anti-israeliano e anti-ebreo». Immediata la puntualizzazione di Netanyahu che in un comunicato ha fatto sapere di non condividere nulla dei giudizi del cognato.
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