sabato 25 maggio 2024
Il successo del progetto in una struttura per la terza età di Chester. L'approccio intergenerazionale, con 25 piccoli tra i degenti, ha «riportato la gioia» nelle loro vite
Il volantino che reclamizza l'iniziativa

Il volantino che reclamizza l'iniziativa - Web

COMMENTA E CONDIVIDI

Curare la “demenza” mettendogli tra le braccia bambole da stringere, accarezzare e coccolare è una pratica, scientificamente fondata, teorizzata negli anni ‘60 dallo psicanalista inglese John Bowlby. Che alla casa di riposo Belong di Chester, nel nord ovest dell’Inghilterra, è stata addirittura superata: non accantonata ma perfezionata. Gli ospiti della residenza, un vero e proprio villaggio con tanto di bistrò e parrucchiere, interagiscono con bambini in carne e ossa: gli scolaretti di un asilo allestito proprio all’interno della struttura. L’iniziativa è stata lanciata nel 2022.

La direzione l’ha sviluppata con la collaborazione di Ready Generations, un’associazione con sede a Liverpool che studia e promuove politiche intergenerazionali. Servizi utili, in ugual misura, a bambini, adulti e anziani soprattutto nell’ambito della cura e dell’educazione. Approccio molto simile a quello che nel 1976 portò all’apertura delle prime Yoro Shisetsu di Tokyo: strutture di assistenza per bambini e anziani giapponesi tornati bambini a causa dell’Alzheimer. L’asilo del villaggio Belong non è un’isola a sé stante ma un mondo aperto a quello circostante fino, quasi, a fondersi con questo. Piccoli e grandi condividono, per esempio, la biblioteca fornita sia di libri di fiabe sia di romanzi. Giochi, passeggini e seggioloni invadono l’area ristoro dove mangiano insieme. Intergenerazionali sono anche alcune delle attività settimanali: “workshop” di danza, poesia, canto e giardinaggio. Funziona? Gli addetti ai lavori dicono di sì.

La presenza dei bambini, 25 in tutto, riduce lo stato di ansia e agitazione che spesso caratterizza gli anziani con problemi di demenza. Averli in giro è un incentivo a superare anche la pigrizia fisica: la sola idea di accompagnarli a fare una passeggiata in giardino, mano nella mano, a guardar crescere le piantine di rabarbaro, li “schioda” da letti, divani e poltrone. Migliori sono anche le loro abilità cognitive esercitate dalla lettura a voce alta delle favole o dalla condivisione dei loro ricordi. «Hanno riportato la gioia nelle nostre vite», racconta uno degli ospiti, Alan, 82 anni. Dagli anziani amici i bambini imparano invece a parlare con linguaggio forbito, a esplorare i valori, a esercitare l’intelligenza emotiva. A notare i progressi sono le loro famiglie. Molti, inoltre, sono quelli che avendo i nonni all’estero, semplicemente, sperimentano per la prima volta la potente tenerezza di sorrisi incorniciati da rughe e capelli bianchi. A certificare gli effetti della sperimentazione saranno i ricercatori delle università di Liverpool, Stirling, Northumbria e Central Lancashire coinvolti a monitorare gli sviluppi dell’iniziativa e a darne portata scientifica. L’interazione tra generazioni caratterizza anche altre iniziative del centro che l’anno scorso, per esempio, è stato trasformato in una fabbrica di cioccolato modello Willy Wonka per accogliere i bambini della Stockton Heat Primary School invitati a infornare con i residenti torte e sufflè. Aperto alla comunità esterna, senza limiti di età, è il coro “Sankofa Songsters” di cui è simbolo un uccello che porta un uovo nel becco ma guarda all’indietro: una metafora della vita giovane che guarda al passato per diventare più forte.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: