venerdì 24 maggio 2024
Tel Aviv per i giudici dell'Onu dovrà presentare un rapporto tra un mese. La replica del ministro Benny Gantz: «Obbligati a continuare l'operazione». Guterres: «Obblighi vincolanti»
Poco dopo la sentenza, un raid aereo israeliano ha colpito ieri la città di Rafah

Poco dopo la sentenza, un raid aereo israeliano ha colpito ieri la città di Rafah - Reuters

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La sentenza viene pronunciata un paio d’ore in anticipo. «La situazione umanitaria a Rafah è peggiorata ulteriormente», ed ora «è disastrosa» premette il presidente della Corte internazionale di giustizia dell'Aja Nawaf Salam. E poi l’affondo dei 15 giudici della Cig accogliendo la richiesta presentata dal Sudafrica: Israele «deve bloccare immediatamente la sua offensiva militare nell'area di Rafah». Un verdetto all’unanimità che ingiunge pure a Israele di presentare entro un mese un rapporto sulle misure adottate. Inoltre la Corte – che ha accolto la richiesta di Pretoria di fermare «possibili atti di genocidio» – ha aggiunto che «non ci sono prove» riguardo le rassicurazioni fornite da Israele sulla sicurezza per i civili, come sull’accesso dei convogli umanitari. I giudici hanno pure chiesto a Tel Aviv di riaprire tutti i valichi di frontiera per permettere l’ingresso «senza restrizioni» degli aiuti come anche di qualsiasi «commissione, missione o organismo d’inchiesta» dell’Onu al fine di «indagare sulle accuse di genocidio» .

Una sentenza «più forte» che il Sudafrica saluta con favore. Esulta Hamas per la decisione che dà al Movimento islamico di resistenza l’occasione per chiedere la «fine dell’offensiva in tutta Gaza». Un “pressing giuridico” della comunità internazionale: la scorsa settimana la Corte penale internazionale (organismo differente ma pure con sede all'Aia) aveva annunciato un mandato d'arresto per crimini di guerra e contro l'umanità a carico del premier israeliano Benjamin Netanyahu, del ministro della Difesa Yoav Gallant, come di tre capi di Hamas, tra cui Ismail Haniyeh e Yahya Sinwar. Una decisione «vincolante» quella della Cig ha sottolineato il segretario generale dell’Onu António Guterres, a cui Israele ha risposto convocando subito un consiglio dei ministri ristretto.

«La storia giudicherà chi si è schierato con i nazisti di Hamas e dell’Isis», il duro commento del ministro delle Finanze Smotrich. Ancora più dura la risposta di Ben Gvir, ministro della sicurezza nazionale esponente dell’estrema destra: «L’ordinanza irrilevante della corte antisemita dell’Aja dovrebbe avere una sola risposta: l’occupazione di Rafah, l’aumento della pressione militare e della completa distruzione di Hamas, fino al raggiungimento della completa vittoria nella guerra». Parole minacciose che hanno trovato subito attuazione: pochi minuti dopo la lettura della sentenza aerei da guerra hanno lanciato una serie di attacchi sul campo di Shaboura, nel centro della città di Rafah. «Siamo obbligati a continuare a lottare ovunque, compreso a Rafah» il lapidario commento di Benny Gantz, ministro del Gabinetto di guerra.

Una sentenza, come era facile prevedere, che non cambia nulla sul terremo, mentre a Tel Aviv va in scena una polemica con il governo di Madrid. Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha deciso di interrompere i contatti tra la «missione spagnola in Israele ed i palestinesi e di vietare al consolato spagnolo a Gerusalemme di fornire servizi ai palestinesi» di Cisgiordania. Una risposta a una dichiarazione della vice premier spagnola Yolanda Diaz – in un video sui suoi social – secondo cui la Palestina «dovrà essere libera dal fiume al mare». Un clima surriscaldato, certo non favorevole a riaprire un negoziato arenato da settimane.

L’iniziativa diplomatica ieri aveva il suo “focus” a Parigi dove il direttore della Cia, William Burns, ha incontrato il capo del Mossad, David Barnea, ed il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al-Thani. Molto attivo, nel cercare una soluzione, pure il presidente Emmanuel Macron che ha ricevuto all’Eliseo il premier e il capo della diplomazia del Qatar e i ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Egitto e Giordania ovviamente per fare il punto della «situazione in Medio Oriente».

Solo approcci, per una ripresa dei colloqui in Egitto annunciata giovedì, mentre a Gaza proseguono i raid aerei. In uno di questi è stato ucciso il vice comandante delle forze di sicurezza nazionale di Hamas, Diaa al-Din al-Sharafa. Il comandante, responsabile della «gestione dei confini» della Striscia, avrebbe impedito «alla popolazione di evacuare dalle zone di combattimento», sostiene Tsahal.Sarebbero almeno 10 i morti in tutta la Striscia ieri per i raid aerei. A Jabalya sono stati recuperati i corpi senza vita di tre ostaggi uccisi il 7 ottobre: si tratta di Hanan Yablonka, Michel Nisenbaum e Orion Hernandez ha precisato un portavoce.

Gaza, e non solo. Anche in Cisgiordania si sta combattendo una guerra «inosservata» dove le forze israeliane stanno lanciando operazioni regolari per distruggere case, demolire strade e smantellare «infrastrutture di base», ha scritto su X Philippe Lazzarini, capo dell'Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. Infine il presidente egiziano al-Sisi ha accolto l’invito di Joe Biden e invierà aiuti umanitari tramite il valico di Kerem Shalom.

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