martedì 12 aprile 2022
Utilitarie, minivan, spedizionieri privati e agenti 007. La macchina segreta per rifornire Kiev. E Mosca riceve aiuti armati da Teheran
Un generale: “Così riforniamo di armi Kiev”. Stratagemmi per sfuggire a Mosca
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Ogni volta che un drone di sorveglianza russo viene abbattuto, i militari ucraini corrono a recuperare i rottami. Ma non c’è bisogno di rintracciare le schede di memoria (di cui spesso sono privi per non fornire informazioni in caso di abbattimento) per sapere cosa i velivoli senza pilota vanno cercando: le spedizioni di armi dall’Europa verso l’Ucraina.

«Dobbiamo cambiare strategia quasi ogni giorno», spiega un generale arrivato in Moldavia per coordinare le operazioni. «Fino ad ora è andato tutto bene», ci confida nel suo inglese con il suo accento tedesco. Non si tratta, però, di un militare di Berlino. «Abbiamo un vantaggio – si schermisce –, visto che la nostra è lingua ufficiale in cinque Paesi europei e dunque se veniamo intercettati è più difficile sapere per chi lavoriamo».

Da un palmare ci mostra alcune immagini. E in effetti gli stratagemmi utilizzati costringono Mosca a cercare l’ago nel pagliaio. L’equipaggiamento meno ingombrante attraversa i confini a bordo di mezzi insospettabili. Niente è lasciato alla casualità.

Le spie russe, di cui l’Ucraina è piena, sanno che le automobili di civili che vanno nella direzione della frontiera con alla guida degli uomini sono “sospette” per definizione. I maschi tra i 18 e 60 anni sono obbligati a restare in Ucraina, ad eccezione di chi ha più di tre figli. Ancora peggio se nell’abitacolo ci sono due uomini.

Le consegne, perciò, sono operazioni di intelligence studiate al centimetro, spesso affidate a contractor privati. Nel bagagliaio di una station wagon si possono stipare decine di mitra e migliaia di munizioni. In un minivan per le spedizioni possono essere caricati i micidiali Javelin, che caricati su una spalla possono sfondare le corazze dei carri armati. I missili pesano meno di 12 chili e con il tubo di lancio non superano i 120 centimetri di lunghezza.

Più complicato è far passare inosservate le batterie missilistiche o i sistemi di puntamento che poggiano su cingolati grossi come quelli dei bulldozer. Alcune spedizioni sono volutamente visibili. «Un po’ per dare ai russi l’idea di cosa stiamo facendo arrivare a sostegno di Kiev – sostiene il generale – e un po’ perché così li confondiamo sulle nostre rotte». Alla frontiera di Palanca, tra la Moldavia e il distretto ucraino di Odessa, abbiamo assistito più volte al passaggio di container militari, tipicamente verniciati di verde opaco, attraversare in colonna il confine. Una operazione fin troppo vistosa. «In questo modo confondiamo le forze russe ma incoraggiamo la popolazione ucraina», aggiunge l’ufficiale che ribadisce come «ogni guerra è anche una guerra psicologica e qui dobbiamo usare tutte le armi a nostra disposizione». Non ritiene – gli chiediamo – che tutte queste consegne oltre a prolungare il conflitto faranno aumentare il rischio che l’armata russa adoperi armi ancora più potenti? «Può darsi, ma così i generali russi sapranno che non scherziamo. Loro ci hanno trascinato in questa situazione e loro devono dire a Putin di fermarsi». Lo crede davvero? «Le immagini che abbiamo ci dicono che al momento stanno mandando in trincea giovani soldati poco equipaggiati». Lo scopo sarebbe quello di darli in pasto all’esercito di Kiev e alle milizie filoucraine, così da tenerle sotto pressione, per far poi attaccare i battaglioni meglio equipaggiati.
La lista di armi donate dall’Italia è secretata. Si sa però che Roma ha mandato a Kiev missili terra-aria Stinger, armi anti-carro, mortai, mitragliatrici pesanti e leggere, oltre ad equipaggiamento come giubbetti antiproiettile, elmetti e kit di vario genere.

Anche Mosca sta ricorrendo a fornitori esterni. Secondo il Guardian, il Cremlino è costretto a fare affidamento sull’Iran, suo alleato militare in Siria. Il quotidiano britannico, che cita fonti d’intelligence e delle milizie irachene sostenute dall’Iran, ha scoperto che dall’Iraq sono arrivati in Russia Rpg (lanciarazzi), missili anticarro e altri lanciarazzi di progettazione brasiliana. Stando a una fonte che ha contribuito a organizzare il trasferimento del materiale, un sistema missilistico di fabbricazione iraniana Bavar 373, simile al russo S-300, è stato regalato dalle autorità di Teheran. Gli armamenti sono stati trasferiti dall’Iraq in Iran attraverso il valico dal valico di Shalamija a partire dal 26 marzo, due giorni dopo l’attacco su Kiev.

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