giovedì 6 dicembre 2012
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DA PARIGI DANIELE Z APPALÀ I n strada, al fianco dei clochard e nei cor­tei di protesta contro i ritardi governati­vi sulle politiche per la Casa, i cattolici francesi restano in prima linea, rispettati per le loro iniziative pionieristiche e per questo spesso pure imitati dai volontari delle Ong laiche. Ma nei discorsi ufficiali del potere, an­che su questo fronte la Chiesa francese può ancora divenire il bersaglio di attacchi insi­diosi e strumentali. Ieri, in modo lampante, Parigi è rimasta l’e­picentro di questo acuto paradosso francese. Fin dalle 10 e 30 del mattino, un vasto fronte di difensori degli esclusi, il «collettivo delle associazioni per una nuova politica pubbli­ca della Casa, per i sen­za alloggio e contro le di­more precarie» si è dato appuntamento. Luogo? Davanti alla storica Chiesa di Saint-Ger­main l’Auxerrois, nei pressi del Louvre e della Senna, a memoria del­le storiche battaglie dell’abbé Pierre e dei primi gesti di acco­glienza che vennero of­ferti ai sans papiers nel­le chiese della capitale. A coordinare il movimento di 33 Ong reli­giose e laiche Florine Siganos, della Fonda­zione Abbé Pierre, nel quadro di un vecchio riconoscimento del ruolo svolto da que­st’organizzazione. Gli slogan? «Senza allog­gio: i dimenticati della Repubblica!», o an­cora «Dalla strada a una casa: è l’ora». Proprio un bell’esempio della vitalità della società civile francese e in particolare dei cat­tolici in questo campo, come dimostra pure la grinta di Victoire Le Coeur, di Caritas Fran­cia, fra i protagonisti della protesta: «C’è un’e­mergenza sociale nel nostro Paese di cui il go­verno non sembra aver preso la misura. Sia­mo testimoni di un’insufficienza generaliz­zata degli strumenti predisposti per uscire da questa crisi umanitaria». Al fianco del pote­re quando occorre, ma anche mantenendo sempre il diritto di criticarlo: è l’approccio dei cattolici. E alla vigilia della Conferenza na­zionale contro la povertà e per l’inclusione sociale, prevista per lunedì e martedì prossi- mi, si tratta pure di un messaggio scomodo per l’attuale governo socialista, spesso accu­sato anche a sinistra di eccessiva «mollezza» nei suoi interventi. Nascono allora pure da questo pungolo cat­tolico costante e decennale rivolto al pote­re, qualunque sia il suo colore, le ultime e­sternazioni anticlericali del ministro della Casa Cécile Duflot, che lunedì aveva agita­to la minaccia di espropri forzosi di pre­sunti «immobili quasi vuoti» dell’Arcidio­cesi di Parigi? In queste ore, è una pista pre­sa molto sul serio da tanti cattolici, senza dimenticare per questo la linea di tensione principale attorno alla bozza di legge so­cialista sulle nozze gay. Per Christine Boutin, alla guida del Partito de­mocristiano, il governo, sempre più in difficoltà su questi temi, «cerca dei capri espiatori e vuole dare l’impressione che la Chiesa cattolica e l’Arci­diocesi di Parigi non fan­no nulla per i senza al­loggio. Questo è insop­portabile ». Fra l’altro, la Boutin ha lanciato un’osservazione ripresa in queste ore pure da molte voci laiche: «Se la signora Duflot vuole proprio parlare di requisizioni, dovrebbe cer­care soluzioni d’emergenza nel parco immo­biliare dello Stato e degli enti locali». Intanto, La Croix s’interrogava ieri sui rischi e sui sintomi di «cattofobia» legati a simili at­tacchi del potere, subito ripresi dalle frange mediatiche più laiciste. Un altro esempio re­centissimo risale all’audizione parlamentare del 29 novembre sul «matrimonio per tutti». Ma proprio sul quotidiano cattolico, il porta­voce della Conferenza episcopale, monsignor Bernard Podvin, ha cercato ieri di rasserena­re il clima: «Constato soprattutto un’incultu­ra religiosa. Quest’aggressività deriva spesso da una mancata conoscenza di ciò che sono il cristianesimo e la Chiesa». Sempre ieri, la Duflot ha ripetuto alla radio di non partecipare a «nessun conflitto con la Chiesa». Ma le prossime settimane, in vista del dibattito parlamentare di gennaio sulle noz­ze gay, si annunciano già sotto tensione. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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