lunedì 21 gennaio 2013
Obama ha giurato per la seconda volta a Washington, inaugurando l'ultimo mandato con un discorso aggressivo nei confronti dei repubblicani. Poveri, immigrati e giovani al centro dell'intervento. Che conferma anche l'appoggio ai gay.
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Meno ambizioni e più controversie di Andrea Lavazza
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Con una cerimonia meno trionfale rispetto a quattro anni fa ma un discorso più aggressivo, Barack Hussein Obama ha avviato ieri formalmente il suo secondo mandato alla Casa Bianca. Di fonte a una folla di circa 600mila persone (erano il triplo nel 2009), il 44esimo presidente degli Stati Uniti ha promesso al Congresso e agli americani di portare a termine la sua ambiziosa lista di progetti per il Paese, ritardata negli ultimi quattro anni da una devastante recessione, la tenace resistenza del partito repubblicano e 18 mesi di campagna elettorale. La determinazione del presidente Usa a lasciare un’impronta nella storia della prima potenza mondiale ha prevalso sui richiami alla cooperazione bipartisan, ed è emersa soprattutto nel filo conduttore del discorso: la necessità dell’azione dello Stato. Rispondendo al leit motiv del partito repubblicano negli ultimi quattro anni – di riduzione dei poteri del governo e tagli estremi a tasse e spesa – il democratico Obama ha esordito assicurando che «difendere le libertà individuali richiede un’azione collettiva», senza che questo faccia dell’America una nazione di «Stato-dipendenti», come il suo ex rivale Mitt Romney aveva chiamato il 47 per cento degli americani. Affermata la sua fiducia nella capacità dell’America di risollevarsi da una profonda crisi economica, da attacchi terroristici e da dieci anni di guerra, il comandante in capo Usa ha invitato i suoi concittadini ad affrontare le sfide del momento «tutti insieme», senza abbandonare per strada i più deboli: «Perché noi, la gente d’America, capiamo che il nostro Paese non può avere successo quando sempre meno stanno veramente bene e sempre più stanno a malapena a galla». Un riferimento alla crescente disuguaglianza economica negli Stati Uniti, esacerbata dai tagli ai servizi pubblici. Fra i “deboli”, Obama ha citato gli anziani, di oggi e di domani, che in questi mesi tremano per i tagli alle pensioni e all’assistenza sanitaria contenuti in più di una proposta di risanamento di bilancio. A loro il presidente ha assicurato che l’America crede ancora «che ogni cittadino meriti un livello base di sicurezza e dignità», anche mentre prende «difficili decisioni». Poi gli immigrati, ai quali Obama ha promesso maggiore accoglienza. Quindi i giovani, che a detta del presidente meritano corsi di formazione e misure per contenere i cambi climatici. Le donne, che Obama vorrebbe vedere guadagnare quanto i colleghi maschi. E infine i bambini, per i quali Obama intende costruire un Paese senza armi in ogni scuola. All’elenco Obama ha aggiunto i gay, cui il capo della Casa Bianca vuole riconoscere il “diritto” a sposarsi.La fatica di porre fine a due guerre che non aveva cominciato e di dover saldarne i conti è trapelata nella promessa di Obama al resto del mondo che gli Usa saranno «vigili contro coloro che ci vogliono fare del male», ma avranno «il coraggio di risolvere le differenze con altre nazioni pacificamente». Cenni alla ricerca di energie alternative, a una riforma del sistema fiscale e delle scuole hanno completato la lunga lista dei progetti dell’Amministrazione che il suo capo sembra voler però affrontare con più umiltà rispetto al gennaio del 2009: «Dobbiamo agire, sapendo che il lavoro di oggi sarà imperfetto e le vittorie parziali».Prima che le celebrazioni e i festeggiamenti proseguissero, con una parata su Pennsylvania Avenue, una cena di gala e due balli, è arrivata la risposta del leader repubblicano. «Siamo ansiosi di lavorare con il presidente», ha detto il senatore Mitch McConnell. Ma poi ha ricordato a Obama che il governo di Washington è «diviso»: il partito alla Casa Bianca controlla solo il Senato. La Camera resta nelle mani del Grand Old Party.
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