sabato 28 marzo 2015
​23 persone decapitate nel nord-est del paese, altre 13 morte in scontri. Operazioni di voto bloccate in alcune zone per problemi tecnici. L'arcivescodo di Abuja: c'è la speranza di cambiare pagina.
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​Voto insanguinato in Nigeria dove settanta milioni di persone sono chiamate alle urne per eleggere il presidente e rinnovare il Parlamento, in un clima di terrore per gli attentati dei miliziani islamisti di Boko Haram. Strage a Buratai 23 persone sono state decapitate e le loro case bruciate da un gruppo di insorti non ben identificati. Lo ha reso noto un parlamentare locale. Altre 32 persone sono state ferite e sono al momento ricoverate in ospedale. È di 13 morti il bilancio di cinque attacchi avvenuti nello stato di Gombe, sempre nel nordest. Lo riferisce la Bbc citando testimoni. Non è chiaro se si tratti di attacchi compiuti dai miliziani di Boko Haram o di scontri legati al voto. Sono oltre 360mila i militari e poliziotti schierati per garantire la sicurezza in 150mila seggi distribuiti in tutto il Paese. Il presidente, Goodluck Jonathan, ha assicurato che le forze di sicurezza sono pronte ad affrontare chiunque tenti di turbare lo svolgimento pacifico del voto, per far sì che non si ripetano le violenze post-elettorali che nel 2011 provocarono 800 morti. La commissione elettorale nigeriana ha fatto sapere che il voto in diverse zone del Paese è stato sospeso e riprenderà domenica per problemi tecnici dovuti alla nuova tecnologia biometrica. L'inceppamento del nuovo sistema, sperimentato per la prima volta, ha 'colpitò anche il presidente Goodluck Jonathan e sua moglie Patience, che hanno passato circa mezzora al seggio di Otuoke, nello stato di Bayelsa, nel tentativo di farsi riconoscere. In Nigeria si vota con "la speranza di cambiare pagina" dice il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja. "Non soltanto di fronte alla violenza di Boko Haram, ma anche davanti alla situazione abbastanza grave dell'economia nigeriana, per non parlare poi di tutto l'aspetto politico e sociale in generale che da qualche anno sta peggiorando, tanti nigeriani hanno la speranza che queste elezioni daranno la possibilità di cambiare pagina, in un modo o nell'altro", dice a Radio Vaticana. Tra i più gravi problemi della Nigeria per il cardinale c'è "prima di tutto quello della sicurezza. La parte meno sicura è il nordest dove ci sono i Boko Haram, ma anche nel resto del Paese ci sono banditi che girano quasi senza controllo. Poi c'è il grande problema della corruzione, quello dell'integrazione nazionale per quanto riguarda le nostre diversità etniche e religiose. Tutto questo richiede innanzitutto che si sappia governare".
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