Cartelli a favore della leader birmana Aung San Suu Kyi a Bangkok in Thailandia - Reuters
Una miriade di iniziative continua a segnalare che il Myanmar non si piega al golpe. Significative soprattutto una prima manifestazione organizzata a Mandalay, seconda città del Myanmar, e una simbolica riunione di parlamentari della Lega nazionale per la democrazia, vincitrice delle ultime elezioni, rinchiusi nell’ostello dove sono rimasti detenuti da quando lunedì i militari sono intervenuti per impedire l’inaugurazione della nuova legislatura e riprendere il controllo del Paese. Ieri il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha espresso «profonda preoccupazione per le restrizioni alla società civile, e ai membri dei media».
Mentre il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiarito come l’organizzazione «farà di tutto per garantire il fallimento del colpo di stato». A segnalare come i militari temano una reazione allo stato di emergenza imposto per 12 mesi e al tentativo di screditare i gruppi democratici e la signora Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace che ne è il riferimento primo, è da ieri il blocco di Facebook in tutto il territorio.
Anche il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon è tornato a far sentire la sua voce. «I rappresentanti eletti del nostro popolo che appartengono alla Lega Nazionale per la Democrazia sono agli arresti. Così sono molti scrittori, attivisti e giovani. Vi esorto a rispettare i loro diritti e a rilasciarli al più presto – ha chiesto ai militari –. Non sono prigionieri di guerra ma protagonisti di un processo democratico. Promettete la democrazia: essa inizia con il loro rilascio». E ha aggiunto: «Settant’anni di spargimento di sangue e l’uso della violenza non hanno portato risultati». Nel testo del messaggio ripreso dall’agenzia Fides, il porporato ha inoltre esortato i birmani a non rinunciare all’impegno nonviolento e espresso solidarietà a Aung San Suu Kyi: «In questo momento offro la mia personale solidarietà per la tua situazione e prego che tu possa camminare ancora una volta in mezzo alla tua gente, sollevandone lo spirito».