venerdì 26 aprile 2013
Nel violento incendio divampato nella notte hanno perso la vita 36 pazienti e 2 infermiere. Molti non hanno sentito la sirena d'allarme perché sedati. Le finestre erano sprangate da sbarre di ferro. Polemiche sui soccorsi.
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Almeno 38 persone hanno perso la vita a causa di un violento incendio divampato durante la notte in un ospedale psichiatrico di Ramensky, cittadina della regione di Mosca situata una quarantina di chilometri a sud-est della capitale russa. L'ipotesi più probabile resta il corto circuito, ma non sono esclusi né un gesto doloso né una causa accidentale, come un mozzicone di sigaretta lasciato acceso.Secondo quanto riferito da fonti del ministero federale della Sanità, nel complesso erano 41 i presenti, tra cuitre infermiere: due sono morte insieme a 36 pazienti, asfissiati dal fumo o rimasti intrappolati all'interno dell'edificio le cui finestre erano sprangate da sbarre di ferro. Per ragioni ancora da accertare, il rogo si è innescato sul tetto della struttura, parzialmente in legno, e da lì si è rapidamente propagato ai locali sottostanti.Il sistema di allarme è entrato regolarmente in funzione, ma la maggior parte degli ospiti non ha sentito le sirene poiché erano stati somministrati loro forti sedativi. Solo una delle infermiere è riuscita a fuggire portando in salvo con sé una donna e un giovane: sono gli unici superstiti. Sono occorse diverse ore perché i vigili del fuoco, oltre un centinaio, estinguessero le fiamme. I cadaveri recuperati finora ammontano ad appena dodici.Subito sono scoppiate le polemiche sulla lentezza dei soccorsi e sull'inadeguatezza delle misure di sicurezza, circostanze tragicamente comuni in Russia: il Comitato Investigativo della Federazione, principale organo inquirente che dipende direttamente dal Cremlino, ha annunciato l'apertura di un'inchiesta penale per omicidio colposo plurimo.
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