mercoledì 3 gennaio 2024
Il missionario della Consolata, di origine kenyana, risiedeva nel Paese da quasi 25 anni, gran parte trascorsi nella difesa del popolo indigeno dell'Orinoco
Padre Josiah, 54 anni

Padre Josiah, 54 anni

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Non aveva fatto ritorno dopo il consueto giro mattutino in bicicletta. Lunedì pomeriggio, così, era scattato l'allarme per padre Josiah Asa K'Okal, missionario della Consolata kenyano, residente da quasi 25 anni in Venezuela, di cui gran parte trascorsi al fianco del popolo indigeno Warao del Delta di Amacuro, sulle rive del fiume Orinoco. Il sacerdote, 54 anni, di cui trenta trascorsi nell'Istituto della Consolata, è stato trovato impiccato 48 ore dopo in un'area boschiva fuori Tacupita, senza alcun effetto personale. Non si sa che cosa gli sia accaduto in quei due giorni di scomparsa.

La sua morte ha provocato forte commozione nelle comunità di Nabasanuka e Tacupita dove era conosciuto come "Baré Mekoro" ovvero "padre saggio" in lingua Warao. Negli ultimi anni, in particolare, si era occupato - dal punto di vista pastorale e di ricerca, con un master all'Università Flacso di Quito - della migrazione dei nativi verso il Brasile. Le Pontificie opere missionarie venezuelane ne hanno ricordato la capacità di ascolto e la dedizione nei confronti dei Warao. "Uno dei massimi esperti di questo popolo indigeno", l'ha definito il Consiglio indigenista missionario del Brasile. La Rete ecclesiale panamazzonica (Repam) ha sottolineato il suo "intenso processo di incarnazione e impegno", la scomparsa di questo grande difensore e apostolo dei nativi "ci preoccupa e ci riempie di tristezza", si legge nel messaggio di cordoglio inviato.

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