martedì 21 marzo 2017
Irlanda del Nord. È morto il leader cattolico Martin McGuinness

Irlanda del Nord. È morto il leader cattolico Martin McGuinness

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Da leader della guerriglia a uomo-chiave del processo di pace. Da capo di stato maggiore dell'Ira (Irish Republican Army) a candidato presidente della Repubblica d'Irlanda. Il percorso politico di Martin McGuinness - morto a Belfast nelle prime ore di stamani all'età di 66 anni - è capace di raccontare da solo la storia dell'ultima fase del conflitto anglo-irlandese.

Nel suo paese c'è chi lo considera un eroe da venerare e chi l'ha invece iscritto da tempo nel novero dei traditori. Ma quale che sia il giudizio politico nei suoi confronti, nessuno può negare che McGuinness abbia scritto la storia recente dell'Irlanda del Nord.

Originario di Derry, entrò nell’Ira giovanissimo molto prima della famigerata “Bloody Sunday”, la strage compiuta dai paracadutisti inglesi nella sua città natale, il 30 gennaio 1972. In breve empo divenne una delle figure più importanti e rispettate all'interno dell’esercito repubblicano irlandese, fino a diventare Capo di Stato Maggiore dal 1978 al 1982.

Ma fin dagli anni '70 McGuinness si sarebbe dimostrato formidabile anche nelle vesti di politico. Dopo aver trascorso alcuni periodi in carcere, fu eletto all'assemblea di Belfast per la prima volta nel 1982,dopo l'ondata emotiva seguita agli scioperi della fame in carcere e alla morte Bobby Sands e altri nove militanti. Negli anni decisivi del processo di pace divenne il capo negoziatore del Sinn Féin e trascorse ore in conclave con Tony Blair insieme al suo “gemello” Gerry Adams.

Dopo la firma dell'Accordo del Venerdì Santo del 1998 entrò nel governo di Belfast con la carica di ministro dell’educazione, facendo inorridire gli unionisti protestanti. Ma il suo fascino personale gli consentì anche di conquistare la fiducia di alcuni dei suoi più acerrimi nemici di un tempo, tra cui il reverendo Ian Paisley, campione dell'estremismo presbiteriano filo britannico.

Nel 2009 fece scalpore definendo pubblicamente “traditori” i gruppi dissidenti repubblicani – suoi compagni di un tempo - che si ostinavano a non accettare i compromessi del processo di pace. È stato vice primo ministro dell'Irlanda del Nord dal 2006 al gennaio scorso, quando ha rassegnato le dimissioni in polemica con la premier unionista Arlene Foster ma anche a causa dei suoi gravi problemi di salute. La sua morte segna la storia dell'Irlanda ma non avrà alcuna conseguenza sul piano politico.

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