giovedì 4 agosto 2011
La conferma dal portavoce del governo di Tripoli. Il vettore, ieri, era caduto due chilometri a poppa dalle nave. La Russa: «È escluso che la nostra nave fosse l'obiettivo».
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Il portavoce del governo libico, Mussa Ibrahim, ha rivendicato il lancio del missile contro la nave italiana Bersagliere, ieri al largo delle coste libiche. Lo riferisce la Cnn. Il portavoce del governo ha riferito ai cronisti presenti a Tripoli che il missile è stato lanciato da truppe fedeli a Muammar Gheddafi. «Abbiamo sorprendenti capacità che non abbiamo ritenuto necessario usare», ha detto Mussa: "Il nostro esercito è ancora molto forte. Non abbiamo ancora usato la nostra vera potenza militare". Il portavoce, riferisce ancora la Cnn, ha poi negato che le capacità militari delle forze pro-Gheddafi siano ridotte al 20%, liquidando le stime della Nato con una battuta: «Se fosse veramente al 20% cosa sarei a fare qui?».Una provocazione, un vero e proprio atto di guerra, un errore? O invece, come affermato dal governo di Tripoli, «qualcosa che non è mai accaduto»? Il regime libico – nel pantano di una guerra civile che non sembra vedere vie di uscita nonostante la “pressione” dei raid della Nato – reagisce. E sembra volerlo fare contro l’Italia, lanciando un razzo contro la Bersagliere, nave della Marina militare che incrocia a largo delle coste libiche. Il razzo è finito in mare a circa due chilometri dalla fregata che non ha riportato nessun danno. Ieri. È stato lo stesso ministro della Difesa, Ignazio La Russa ha confermare l’accaduto. «Il tracciato del radar – ha spiegato il ministro – ha individuato la scia di un missile libico che è caduto in mare a circa 2 chilometri dalla fregata Bersagliere, che si trova nelle vicinanze delle coste libiche. Nessun pericolo per la fregata, che si è allontanata e, per prudenza, si è spostata più al largo». Un attacco o un errore? Per La Russa «il missile può essere stato lanciato contro la nostra portaerei o potrebbe semplicemente essere stato un missile anti-aereo che aveva un altro obiettivo e che poi è caduto in mare». «Non ci sono motivi di preoccupazione», ha poi tagliato corto La Russa che ha escluso «che la nave italiana fosse l’obiettivo» del missile.Secondo il comandante della nave, il capitano di fregata Gennaro Falcone, il missile potrebbe essere stato «l’ultimo stadio di una salva di razzi partita dalla costa e deviata verso il mare, per ragioni ancora non chiare». «Abbiamo seguito “otticamente” la traiettoria del missile. Non abbiamo avuto particolari problemi, l’equipaggio ha agito con la massima prontezza aumentando la velocità e facendo allontanare l’unità dalla zona, fino ad un’area più sicura».Che l’Italia «sia nel mirino» dopo che in Libia «si è aperto uno scenario di guerra molto complicato» è stato confermato indirettamente due giorni fa dal responsabile degli 007 italiani, il direttore del Dis Gianni De Gennaro, che ha affrontato il caso nel corso di un’audizione al Copasir. Lo scorso 20 marzo scorso il governo ha però escluso che i missili del Colonnello libico siano in grado di colpire il nostro Paese. Ma la minaccia resta. Le navi italiane impegnate per lo svolgimento dell’embargo navale sono al momento la San Giusto (che ha sostituito da metà luglio la portaerei Garibaldi) e la stessa fregata Bersagliere che è operativa dal 30 luglio, dopo essere partita da La Spezia due giorni prima per prendere il posto della nave Euro. Considerata un «pattugliatore di squadra» la nave Bersagliere ha un equipaggio standard di 185 uomini. La San Giusto, che rientra nella classe delle nave di assalto anfibio, ha attualmente un equipaggio di 350 militari.Intanto sul terreno libico continua quella che sembra una guerra di posizione tra i due opposti schieramenti. Ieri i ribelli hanno fatto sapere di essere riusciti a respingere il contrattacco sferrato dalle forze fedeli a Muammar Gheddafi a Zlitan, 160 chilometri a est di Tripoli e a una sessantina da Misurata, contro cui essi stessi avevano lanciato qualche ora prima un’offensiva in profondità, penetrando nel centro urbano ma incontrando poi un’accanita resistenza da parte dei lealisti. «Abbiamo permesso loro di avvicinarsi alle nostre postazioni – ha tuttavia puntualizzato un comandante delle milizie insurrezionali – prima di bombardarli a tappeto per ricacciarne l’avanzata».
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