giovedì 7 aprile 2016
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BRUXELLES Gli olandesi dicono no all’accordo Ue Ucraina, in un referendum che però puntava dritto alla stessa Unione Europea. È il risultato del voto di ieri, seguito da mezza Europa oltre che da Russia e Ucraina, all’insegna della massima suspense. Anzitutto sul raggiungimento o meno del quorum del 30%, alle 18 i risultati erano ancora tra il 13 e il 20% a seconda delle città. Complice, a quanto pare, il brutto tempo che ha scoraggiato tanti dei 13 milioni di elettori. Alla fine, però, ieri sera il referendum, una volta chiusi i seggi alle 21, ha superato il quorum arrivando al 31%, stando almeno ai risultati parziali. Una cosa era subito assodata, la stragrande vittoria del no: secondo i risultati parziali il 62% ha detto no, il 38% sì. «È chiaro che il no ha vinto in modo massiccio» ha dovuto ammettere il premier Mark Rutte, schierato per il sì. Un messaggio netto destinato a far preoccupare non solo il governo olandese, ma anche Bruxelles. In effetti, la consultazione è vista come un test degli umori dell’Olanda, uno dei Paesi fondatori dell’Ue, nei confronti dell’Unione Europea nel suo complesso, molto più che sull’Accordo di associazione tra Bruxelles e Kiev firmato il 27 giugno 2014 per un aiuto alle riforme del Paese e un libero scambio delle merci. Non a caso lo stesso presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker giorni fa aveva parlato di un rischio di «instabilità» per l’Europa in caso di vittoria del no. Che si trattasse di un messaggio anti-Ue è stato chiarito con grande forza dai promotori del voto, che hanno colto la prima occasione possibile – appunto l’accordo Ue-Ucraina – per sfruttare una nuova legge in vigore dal luglio 2015 che consente di chiedere un referendum su un accordo o un atto internazionale con un minimo di 300mila firme. Rutte ha cercato di sminuire la portata: la consultazione, ha detto ieri subito dopo aver votato, «non riguarda l’adesione all’Ue, come alcuni sostenitori del no affermano». Piuttosto, ha aggiunto «dobbiamo aiutare l’Ucraina a costituire uno stato di diritto e la sua democrazia, vogliamo stabilità ai confini dell’Europa». Di tutt’altro parere il più celebre dei sostenitori del no, l’anti-Ue e anti- islam Geert Wilders, leader del Partito della Libertà, ormai numero uno nei sondaggi: «ritengo – ha detto – che molti olandesi sono stufi di avere più Ue», auspicando che «altri Paesi seguano, in Gran Bretagna e altrove ». Wilders si poi detto «immensamente orgoglioso» del risultato. Presente, come osservatore, anche il più celebre degli euroscettici britannici, il leader dell’Ukip Nigel Farage, convinto che gli umori olandese tirino la volata al referendum che il 23 giugno deciderà della permanenza della Gran Bretagna nell’Ue. Faraga ha salutato con un «urrà» l’esito del voto. «Un grande risultato, una serata emozionante» diceva a caldo anche uno dei più attivi promotori, lo storico conservatore Thierry Baudet. Quando possono votare, parrebbe, gli olandesi lo fanno contro l’Ue, l’ultimo, clamoroso caso fu nel 2005, quando oltre il 60% votò contro la Costituzione europea. Il governo olandese, che oltretutto detiene il semestre di presidenza Ue, è in grave imbarazzo. «Avremo bisogno di tempo – ha detto Rutte – per parlare dentro il governo, in Parlamento, con l’Europa, dovremo rispettare gli elettori ». L’Olanda potrebbe dover sfilarsi dall’accordo con Kiev, mentre all’Europa un nuovo, pericoloso segnale di crisi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il referendum sulla Ue IN FILA. Al voto nella stazione centrale di Utrecht (Epa)
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