giovedì 6 giugno 2019
L'animale era fuggito da una fattoria libanese. La sua fuga è stata seguita per dieci giorni da giornali e social
La scimmia in fuga

La scimmia in fuga

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Dopo dieci giorni di inseguimento è stata catturata ieri dagli israeliani la scimmia che era fuggita da una fattoria in Libano. La sua avventura è stata seguita passo passo da tanti quotidiani e social di entrambi i Paesi, che ogni giorno hanno dato notizia degli spostamenti e degli avvistamenti dell'animale (nella foto, uno dei momenti della fuga), con tanto di mappatura dei vari passaggi.

La cattura nel nord di Israele

La scimmia è stata presa a Majad al-Kroum, nel nord di Israele, e, ha scritto il quotidiano Haaretz, verrà riportata a casa, in Libano, grazie alla mediazione delle Nazioni Unite (tra i due Paesi non ci sono scambi diplomatici e vige tuttora un accordo di armistizio).

La fattoria dell'accoglienza di una suora francese

L’animale, di una specie molto comune in Africa, è fuggito da una fattoria gestita da una suora francese, Beatrice Maugerin: un villaggio chiamato “L'arca della pace” che è punto di accoglienza aperto a tutti (musulmani, cristiani, ebrei) nel sud del Libano. Suor Beatrice (51 anni), presente in Libano dal 2008, è arrivata in questo villaggio nel 2011 e ha deciso di aprire un'oasi di tranquillità. In mezzo a tanti animali: cammelli, galline, uccelli. Più la scimmia, che, evidentemente, ha deciso di farsi un giro. Correndo però molti rischi, essendo presumibilmente cresciuta a stretto contatto con l'uomo.

La Monkey Farm di Yodfat. «Un atto di pace»

La sorte della scimmia ha tenuto in apprensione un vasto pubblico in Israele e in Libano. E non sono mancati sospetti - qualcuno ha parlato di “spia libanese” - che hanno sollecitato non poca ilarità. Alla fine, tutto si è concluso per il meglio. Attualmente, scrive sempre Haaretz, la scimmia si trova nella “Monkey Farm” (Fattoria delle scimmie) a Yodfat, nel nord di Israele, dove viene seguita e coccolata, in attesa di essere consegnata all’Onu per il rientro in Libano. Nora Tavor, direttrice del centro, ha spiegato al quotidiano israeliano che è stato un team di donne a catturare l’animale, “con pazienza, amore e determinazione”. E che tutta la vicenda, in fondo “è un atto di pace”.

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