venerdì 12 marzo 2010
Nouri al-Maliki subito in testa in due province al Sud seguito dagli sciiti dell’Alleanza nazionale irachena. La formazione  di Iyad Allawi denuncia «decine di violazioni», ma è al comando nei collegi a maggioranza sunnita. Appare senza rivali l'Alleanza curda di Massud Barzani  e Jalal Talabani nelle regioni settentrionali
  • Un Paese che deve trovare stabilità, di R. Redaelli
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    Primi dati, parziali e frammentari, a quattro giorni dal voto. Troppo poco per azzardare previsioni di vittoria, ma le prime attese cifre confermano il previsto testa a testa fra il premier uscente Nouri al-Maliki e l’ex premier Iyad Allawi. Uno spoglio lento e farraginoso: solo nel pomeriggio la Commissione elettorale diffondeva le prime cifre, ma relative solo ad alcune delle 18 province e al 30% delle schede. E poco dopo, puntuali come un copione già scritto, sono giunte le prime denunce di «massicce frodi».Nelle province di Babilonia e Najaf, nel Sud del Paese a maggioranza sciita, è nettamente in testa la Lista per lo Stato di Diritto, guidata dallo sciita premier uscente Nuri Al Maliki e a carattere laico. Al secondo posto l’Alleanza Nazionale irachena, coalizione sciita marcatamente religiosa, e di cui fanno parte esponenti della corrente che fa riferimento al leader radicale sciita Moqtada Sadr. Nettamente staccato in questo campione dell’Iraq meridionale l’Alleanza irachena, una formazione spiccatamente «laica e trasversale», guidata dall’ex premier sciita Iyad Allawi e di cui fa parte anche il vice presidente sunnita Tareq al Hashimi. Ed è stato proprio un importante esponente della lista di Allawi, Adnan al-Janabi a denunciare brogli pesanti . «Abbiamo registrato decine di violazioni. Ci sono interferenze da parte di molti dirigenti», ha dichiarato in una conferenza stampa a Baghdad. Alcune schede, ha aggiunto, sono state persino trovate nella spazzatura.La lista di Allawi, come ampiamente previsto, si è invece affermata in due province a maggioranza sunnite, Diyala e Salaheddin: dati però relativi ad appena il 17 per cento dei voti espressi. Sempre secondo pronostico i due storici partiti curdi, cioè il Upk guidato dal presidente Jalal Talabani e l’Udk guidato dal presidente regionale Massud Barzani, si va profilando una netta affermazione nelle regioni autonome del Kurdistan iracheno. L’alleanza curda è in vantaggio nella provincia di Erbil.Un conteggio molto lento per conoscere le preferenze espresse dal 62,4 per cento dei quasi 19 milioni di aventi diritto. I risultati definitivi che determineranno i nomi dei 325 deputati della nuova assemblea nazionale, secondo le previsioni, giungeranno alla fine del mese. Una lunga attesa prima di iniziare una trattativa che tutti prevedono estenuante, ma quello che si va delineando è lo scenario atteso: l’affermazione della lista di al-Maliki è data per probabile nelle nove province del Sud, tra cui quelle di Najaf e Babilonia, così come per quella di Allawi nelle quattro province sunnite, comprese Diyla e Salaheddin. I due maggiori partiti curdi facilmente si affermeranno nel Nord.Pure previste le denuncie di brogli, premessa a una guerra di ricorsi tanto che per il buon esito delle elezioni sarà determinante «non tanto il comportamento dei vincitori, quanto quello di chi perderà» ha affermato l’ambasciatore americano a Baghdad, Chris Hill.Risultati attesi con ansia anche dalle compagnie petrolifere straniere che stanno pianificando investimento per miliardi di dollari come dagli Usa che hanno pianificato entro agosto la fine delle operazioni e il ritiro totale prima del 2012.
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