venerdì 2 aprile 2021
Martedì faccia a faccia a Vienna. Ieri a Bruxelles la riunione sul Jcpoa da cui Trump uscì nel 2018. L’Iran ribadisce: pronti a rispettare «immediatamente» il programma se Washington ferma le sanzioni
Il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif

Il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif - Ansa

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I Paesi del «5+1» tranne gli Usa da una parte, l’Iran dall’altra. Il dialogo – dopo i primi segnali di distensione appena insediato Joe Biden – riprende con la regia di Bruxelles. La riunione in video-conferenza è presieduta da Enrique Mora, direttore del Servizio europeo per l’azione esterna: un preambolo alla riunione di martedì a Vienna per discutere il controverso accordo nucleare del 2015 (Jcpoa) e da cui, unilateralmente, Donald Trump si ritirò l’8 maggio 2018.
E un segnale di apertura più chiaro non poteva esserci: Teheran tornerà «immediatamente» al pieno rispetto dell’intesa, «subito dopo la revoca verificata delle sanzioni americane», ha affermato il vice-ministro degli Esteri, Abbas Araghchi, che guidava la delegazione della Repubblica islamica. «Non sono necessari negoziati per il ritorno degli Stati Uniti» all’intesa sul nucleare perché a suo parere il percorso degli Stati Uniti è abbastanza lineare: «Come si sono ritirati dall’accordo e hanno imposto sanzioni illegali all’Iran, così possono tornare all’accordo e porre fine alle sanzioni». E una intesa, secondo Teheran, potrebbe avvenire in tempi stretti: «Nessun incontro Iran-Usa. Non è necessario», ha precisato poco dopo su Twitter il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Zarif.
Il «pieno ritorno degli Stati Uniti», fa sapere un comunicato congiunto al termine della riunione, è una prospettiva «accolta» dai Paesi rimasti nel Jcpoa. Un via libera di massima all’intesa, ma con toni diversi: «Non c’è tempo da perdere», afferma il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas. «Siamo sulla buona strada», ma la via «da percorrere non sarà facile e richiederà sforzi intensi», il commento prudente dell’ambasciatore russo presso l’Aiea a Vienna, Mikhail Ulyanov.
In prima linea a chiedere la revoca delle sanzioni Usa è la Cina – firmataria sabato di un accordo di un mega accordo di cooperazione economica di 25 anni con Teheran – che, con un portavoce del ministero degli Esteri accusa Washington i aver alimentato le «tensioni con l’uscita» dall’accordo decisa tre anni fa dall’Amministrazione Trump. Comunque sia, martedì a Vienna anche gli Usa saranno presenti al tavolo con l’Iran: «Siamo ancora all’inizio e non prevediamo una svolta immediata poiché in vista ci saranno colloqui complicati. Ma crediamo che questo sia un passo avanti», ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price. Ma l’ingranaggio si è mosso.

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