mercoledì 10 febbraio 2021
Il Senato americano ha stabilito con con 56 voti a favore e 44 contrari che il processo d'impeachment contro Donald Trump è costituzionale. Ma la condanna è lontana
Impeachment contro Trump, il voto del Senato Usa: “È costituzionale”

Reuters

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Il Senato americano ha stabilito con con 56 voti a favore e 44 contrari che il processo d'impeachment contro Donald Trump è costituzionale. Per approvare il procedimento bastava una maggioranza semplice. Il voto contrario di 44 senatori del Grand Old Party (Gop) segnala che l'ex presidente sarà quasi certamente assolto rispetto all'accusa di "incitamento all'insurrezione" per l'assalto a Capitol Hill dello scorso 6 gennaio.

Ai cinquanta dem dovrebbero infatti unirsi almeno 17 Gop per condannarlo, perché occorre una maggioranza qualificata. Al voto odierno, solo 6 repubblicani hanno affiancato i dem nel decretare valido il procedimento.

La battaglia nell'aula del Senato per il secondo storico impeachment nei confronti di Donald Trump è iniziata nel pomeriggio americano, martedì sera in Italia. Ed è iniziata con il drammatico video dell'assalto al Congresso del 6 gennaio. Immagini montate dall'accusa che accostano i momenti del violento attacco alle parole del presidente che incita a marciare sul Campidoglio.

Alla fine della clip il silenzio bipartisan da parte dei senatori ha rivelato come, a distanza di oltre un mese, quelle urla e quegli spari poco fuori l'aula facciano ancora paura. E qualcuno, anche tra i repubblicani, ha scosso la testa quando sono riecheggiate le parole di Trump che, riferendosi ai rivoltosi con il Capitol ancora in subbuglio, affermava: "Vi amo, siete veramente speciali". E poi quel commento su Twitter dell'ex presidente rievocato sempre dall'accusa: "Questo è quello che accade quando una vittoria elettorale a valanga viene scippata a dei grandi patrioti".

Mai un presidente degli Stati Uniti ha dovuto subire la gogna della messa in stato di accusa per due volte. Ma stavolta Trump sarebbe tutt'altro che preoccupato. Anzi, starebbe già pianificando il suo ritorno e meditando la vendetta contro i 'traditori' dentro e fuori il Congresso, a partire dai repubblicani che hanno votato contro di lui. Chiuso nel suo studio nella reggia di Mar-a-Lago, Trump ha seguito in diretta tv ogni passaggio del processo, pronto a eventuali contromosse e a dare istruzioni a distanza al suo team difensivo. Ma fiducioso che alla fine tutto si chiuderà con una nuova assoluzione, proprio come accadde lo scorso anno.

Del resto al momento i numeri sembrano giocare a suo favore: per condannare l'ex presidente almeno 17 senatori repubblicani dovrebbero votare con i 50 senatori democratici. E se il buongiorno si vede dal mattino, sono stati 45 quelli che il 26 gennaio hanno votato contro l'impeachment, ritenendolo incostituzionale.

Sotto pressione sono i cinque senatori che a fine gennaio hanno votato contro Trump permettendo il secondo impeachment, tra cui l'ex candidato presidenziale Mitt Romney. Gli stessi senatori che la scorsa settimana hanno tentato di aprire un dialogo con il neopresidente Joe Biden sul piano di stimoli all'economia. Ma i senatori repubblicani che rischiano di entrare nella lista nera di Trump sono almeno 22: tutti quelli che in queste ore, stando alle dichiarazioni o alle voci, appaiono indecisi sul da farsi. Indecisi se forzare la mano e provare a imprimere una svolta al partito, portandolo oltre Trump, ma col rischio di ritrovarsi col cerino in mano, mettendo il loro destino nelle mani di un uomo uscito nuovamente indenne dalla bufera. E con le elezioni di metà mandato nel 2022 che mettono in gioco un terzo dei seggi del Senato.

Intanto la prima giornata del processo si è aperta con la discussione sulla costituzionalità o meno di questo impeachment e sulla legittimità del Senato a esprimere un verdetto su di un ex presidente. Nei prossimi giorni sarà la volta prima dell'accusa e poi della difesa, che avranno 16 ore a disposizione per esporre le loro tesi. Si andrà quindi avanti per l'intero weekend, dopo che uno dei legali di Trump ha ritirato la richiesta di sospendere i lavori per la celebrazione dello Sabbath. Più importante fare in fretta, chiudere al più presto questo capitolo, soprattutto se da entrambe le parti non ci saranno testimoni. Un'esigenza di procedere rapidamente sentita anche da molti democratici e probabilmente dalla stessa Casa Bianca, che vedono questo processo come un ostacolo che rallenta l'attuazione delle priorità dell'agenda Biden, quella dei primi 100 giorni.






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