sabato 27 gennaio 2024
Bloccate per ore le autostrade in tutto il Paese e su un tratto della frontiera spagnola. Il premier Attal presenta 10 punti per fermare la rivolta
Un blocco dei trattori impedisce la circolazione in un'autostrade francese

Un blocco dei trattori impedisce la circolazione in un'autostrade francese - Reuters

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Con i loro trattori, sono giunti ieri fin dall’alba alle porte di Parigi, minacciando di «andare oltre». Una rabbia, quella degli agricoltori francesi, a cui il giovane neopremier Gabriel Attal ha opposto nel pomeriggio il meglio della propria arte oratoria, sperando di non dover rivivere una sorta di remake del ciclone “gilet gialli”. «L’agricoltura sta al di sopra di tutto» e la Francia è profondamente fiera dei propri coltivatori, ha perorato il 34enne, passando poi a una lunga lista di promesse concrete: innanzitutto, uno stop all’aumento delle tasse sul gasolio agricolo, ma anche 10 misure di semplificazione burocratica, come un regolamento unico sulle siepi, oltre a fondi d’emergenza, con una prima “busta” di 50 milioni di euro. Altra promessa chiave: «La Francia si oppone alla firma del trattato Mercosur», ovvero all’accordo di libero scambio fra Ue e Sudamerica interpretato dagli agricoltori transalpini come un’autostrada aperta per l’arrivo di pollame ed altri generi alimentari prodotti senza i vincoli sanitari ed ecologici in vigore in Europa. Giunto incravattato in mezzo alle balle di fieno di un allevamento bovino in Occitania, Gabriel Attal ha pure dichiarato che non verranno più tollerati gli insulti pubblici verso allevatori e agricoltori, come quelli di certi sedicenti esponenti ecologisti.

Sullo sfondo, di ora in ora, la giornata di agitazioni aveva preso una piega ben più fosca delle precedenti, registrando proprio i primi episodi paragonabili a certe scorribande dei “gilet gialli”. A Narbonne, nella Catalogna francese, è stata incendiata una sede della Cassa mutualistica agricola. Ma si sono registrati anche saccheggi di supermercati. Senza contare l’intensificazione spinta proprio delle «azioni sulla circolazione» – anche alla frontiera spagnola – fra autostrade, nazionali, circonvallazioni, rondò presi d’assalto da trattori e dagli altri veicoli agricoli.

Per il presidente Emmanuel Macron, in trasferta in India, la partita politica ha pure il senso di una doppia corsa contro il tempo. Da una parte, manca solo un mese prima del Salone dell’Agricoltura, ovvero l’unico evento fieristico che nessun politico francese di primo piano, a cominciare dal capo dell’Eliseo, si sognerebbe mai di disertare. Poi, naturalmente, le Europee d’inizio giugno, nelle quali rischia di riversarsi l’esasperazione del Paese profondo che dice di non arrivare più alla fine del mese. Nel caso degli agricoltori, in particolare, per una montagna di cause che si accavallano da anni: aggravamento della siccità, negoziati infruttuosi con i distributori per migliorare i margini di chi produce, esplosione dei costi dell’energia e di altre materie prime, crescenti vincoli ecologici legati ai regolamenti emanati in primis da Bruxelles.

A soffiare sul fuoco, ieri, pure l’ultradestra lepenista che ha subito replicato, per bocca del suo giovanissimo presidente Jordan Bardella, bollando le promesse di Attal come «misurine insufficienti». Un’analisi che in serata probabilmente continuava a solleticare le orecchie di non pochi manifestanti, talora esplicitamente decisi ad «andare fino in fondo», a differenza di altri gruppi che dichiaravano di voler fare dietrofront.

Fra i «soddisfatti», uno dei più ascoltati leader dei protestatari, Jérôme Bayle: «Abbiamo vinto», ha dichiarato. Ma il principale sindacato agricolo, la Fnsea, vuole andare avanti. E intanto il Paese resta con il fiato sospeso.

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