giovedì 15 gennaio 2009
Approvata la relazione con 401 «sì» e 220 «no»: il testo chiede di tutelare le minoranze, ma nella sostanza invita a legalizzare le coppie dello sdtesso sesso. La relazione, che non ha valore vincolante per i Ventisette, sostiene anche l’aborto e invita i Paesi a introdurre l’eutanasia.
L'ANALISI: L'Ue smetta di comandare in campo etico di Davide Rondoni
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La premessa è generica quanto in­contestabile: il rispetto dei diritti fondamentali sia «obiettivo di tut­te le politiche europee» e l’Ue «dovreb­be promuoverli attivamente e tenerne pienamente conto nell’elaborare e ap­provare le leggi». Ma c’è ben altro nella voluminosa “Re­lazione sui diritti fondamentali nell’U­nione europea” che, presentata dal co­munista Giusto Catania è stata appro­vata ieri dall’europarlamento con 401 sí dell’insieme delle sinistre, 220 no venu­ti principalmente dal Ppe, e 67 asten­sioni. Accanto a esortazioni dirette ai governi affinché tutelino le minoranze etniche e i rom, rispettino i diritti delle donne, dei minori, degli anziani, delle persone disabili, combattano razzismo e xenofobia, evitino di intaccare le li­bertà civili e indiviuali in nome della lot­ta al terrorismo, il documento invita a rimuovere le discriminazioni contro i gay e le coppie omosessuali. Lo fa in ter­mini quantomeno discutibili, spesso of­fensivi verso valori non soltanto cristia­ni, e che si prestano ad interpretazioni divergenti rispetto allo spirito degli stes- si Trattati su cui è fondata l’Unione eu­ropea. Il documento non ha alcun valore giuridicamente vincolante e in questa come altre materie gli Stati rimarranno liberi nelle loro decisioni. Ma, come ha osservato il vicepresidente dell’euro­parlamento Mario Mauro, esso ha un e­vidente significato politico, evidenzian­do una tendenza ideologica che alla ba­se toglie forza allo spirito dei Trattati Ue. Secondo il relatore Catania invece – da piú parti sospettato di aver peparato il testo anche in polemica col governo i­taliano e col Vaticano – con il voto di ie­ri l’europarlamento «ha scritto una pa­gina importante della sua storia, po­nendo fine all’ipocrisia di chi, troppo spesso, ha chiuso un occhio sulla man­cata tutela dei diritti umani dentro l’U­nione per concentrarsi esclusivamente sulle violazioni fuori dai nostri confini». Il documento appro­vato dopo una complessa bat­taglia di emendamenti racco­manda tra l’altro il “testamento biologico” invitando gli Stati ad approvare leggi in questo senso perché siano «tenuti in consi­derazione i desideri preceden­temente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un pa­ziente che, al momento dell’intervento, non è in grado di esprimere la sua vo­lontà », e ad «assicurare in tal modo il di­ritto alla dignità alla fine della vita». In sostanza, si chiede agli Stati di intro­durre l’eutanasia nella legislazione co­me già ha fatto una minoranza dei Ven­tisette, guidata all’Olanda. A proposito delle discriminazioni nei confronti de­gli omosessuali, la relazione Catania in­vita a punire penalmente affermazioni discriminatorie da parte di «esponenti politici, sociali e religiosi estremisti» (il che, ironizzano esponenti del Ppe, ten­derebbe a classificare come estremista anche il Vaticano). Un passaggio sostie­ne l’iniziativa della Francia all’Onu per la depenalizzazione universale dell’o­mosessualità, accolta con freddezza dal- la rappresentanza di­plomatica della Santa Sede al Palazzo di Vetro. Ancora a proposito de­gli omosessuali, la rela­zione invita gli Stati che non l’hanno già fatto ad approvare una legisla­zione sulle coppie dello stesso sesso, imitando leggi già in vigore in al­tri Paesi dell’Ue e che e­stendono ai gay parti es­senziali del diritto di fa­miglia. La Commissio­ne europea è invitata a proporre direttive co­munitarie che impon­gano tra gli Stati il riconoscimento reci­proco per le coppie omosessuali, spo­sate o legate da un’unione civile. Il testo, infine, indica l’obiettivo di sensibilizza­re l’opinione pubblica circa il «diritto al­la salute riproduttiva e sessuale», e chie­de ai Ventisette di far sí che le donne «possano godere pienamente di tali di­ritti » grazie anche a misure tese a «faci­litare i metodi di contraccezione onde prevenire gravidanze indesiderate e a­borti illegali e a rischio».
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