sabato 30 marzo 2013
Il testo vieterà ai Paesi firmatari di trasferire armamenti convenzionali in violazione di embarghi, crimini contro l'umanità e genocidi. Ma Iran, Siria e  Corea del Nord si oppongono. Storico «sì» degli Stati Uniti.
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​Il Trattato Onu per il commercio delle armi ha incontrato giovedì notte l’opposizione di Iran, Siria e Corea del Nord che hanno così impedito che il documento venisse adottato «per consenso».Lo storico trattato, che avrebbe potuto regolamentare subito il commercio mondiale di armi convenzionali, sarà probabilmente portato al vaglio dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite già la prossima settimana, dove potrebbe essere approvato dai due terzi dei 193 Paesi aderenti all’organizzazione internazionale. Come ha infatti auspicato il segretario generale Onu, Ban Ki-moon – che si è detto «profondamente deluso» per il fallimento della trattativa – i Paesi membri dovranno «proseguire nel tentativo di adottare il documento il più presto possibile». La creazione di standard internazionali per la compravendita di armi nel rispetto dei diritti umani è infatti di importanza cruciale. Il trattato, pur non imponendo norme a livello nazionale, vieterebbe infatti ai Paesi firmatari di trasferire armi convenzionali in violazione di embargo, crimini contro l’umanità, crimini di guerra o atti di genocidio. Spetterebbe però alle singole Nazioni valutare se le armi esportate potrebbero essere utilizzate contro i diritti umani o finire nelle mani di terroristi o criminali. Proprio questo elemento è stato bocciato da Siria, Iran e Corea del Nord che hanno puntato il dito sulla mancanza di divieto di vendita d’armi a gruppi ribelli.Un consenso unanime in quella che è stata designata come «Giornata nazionale dell’azione» riguardo alle armi, avrebbe mandato un segnale senza precedenti sulla volontà comune di regolamentare un commercio che ogni anno raggiunge globalmente 70 miliardi di dollari. Giovedì – mentre il presidente Usa, Barack Obama, incontrava alla Casa Bianca famiglie vittime della violenza e funzionari impegnati nella lotta contro le armi e in tutta America si svolgevano eventi sponsorizzati dai sindaci statunitensi coalizzati nel controllo delle armi da fuoco – il Trattato Onu sembrava infatti prossimo a realizzarsi. Al termine di due settimane di negoziati al Palazzo di Vetro, un accordo unanime era a portata di mano, avevano fatto sapere alcune fonti. Nonostante la forte opposizione della potente lobby delle armi Nra (National rifle association) che ha definito il trattato un «attentato» al diritto di portare armi sancito dal Secondo emendamento della Costituzione americana, gli Stati Uniti sarebbero stati pronti a dare il proprio assenso. Il presidente Obama – che durante l’ultimo round di trattative, lo scorso luglio, si era unito a Russia e Cina nel chiedere più tempo per decidere il da farsi – sarebbe infatti ora «svincolato» dalla pressione politica della rielezione e avrebbe segnalato una nuova «svolta». Secondo alcune organizzazioni la bozza definitiva sarebbe comunque troppo debole, sia sul trasferimento di proiettili che per quanto riguarda alcuni tipi di armi, quali i droni, che non sono compresi nella regolamentazione. «Abbiamo bisogno di un trattato che comprenda tutte le armi convenzionali, non solo alcune di esse» ha infatti detto Anna MacDonald, capo di Oxfam, sottolineando che «solo così si potrà fare la differenza per milioni di persone vittime della violenza in Paesi come Siria, Mali o Congo».
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