giovedì 13 luglio 2017
In discussione l'applicazione di una nuova cura sperimentale per il piccolo. Il giudice contesta le parole dei genitori. Attesa per la testimonianza di un medico Usa.
I genitori di Charlie entrano nell'Alta Corte di Londra (Ansa)

I genitori di Charlie entrano nell'Alta Corte di Londra (Ansa)

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L'udienza alla sezione minorile dell'Alta Corte di giustizia di Londra è stata aggiornata a venerdì alle 14 (le 15 in Italia) con una seduta tecnica, mentre la decisione finale del giudice Nicholas Francis sul futuro di Charlie Gard, il bimbo di 11 mesi affetto da una malattia genetica degenerativa (la sindrome da deplezione mitocondriale), sarà presa nei prossimi giorni.

Ancora ore di attesa dunque per i genitori, convinti più che mai che il loro bambino abbia diritto a una chance e dunque di tentare le cure sperimentali messe a disposizione negli Stati Uniti, al di là della decisione dell'ospedale e di varie Corti di giustizia di staccare la spina dei macchinari che aiutano il piccolo a respirare.

Conni Yates e Chris Gard in udienza hanno contestato i dati forniti dai medici, che hanno rilevato danni irreparabili al cervello del bambino. Hanno affermato che ciò non sia vero e contestato la misurazione della testa del piccolo: l'ospedale ha registrato che essa non è cresciuta negli ultimi tre mesi, segnale di mancata attività cerebrale. La madre ha invece detto di aver misurato il cranio del piccolo di 11 mesi questa mattina, registrando 2 centimetri in più rispetto alla misurazione dell'ospedale.

"È assurdo che la scienza di questo caso sia minata dall'incapacità di misurare il cranio di un bambino", ha detto il giudice, ordinando che una persona indipendente ripeta la misurazione entro 24 ore.

Altro momento d'attrito si è verificato quando il giudice ha fatto riferimento a commenti pronunciati in passato dal padre di Charlie, sul fatto che non avrebbe voluto che il figlio continuasse a vivere nelle sue condizioni se non ci fossero state prospettive di miglioramento. I genitori hanno affermato che il modo in cui ciò che è stato riportato era inaccurato e la madre ha aggiunto di non credere che il bimbo stia soffrendo. Gard si è infuriato e se n'è andato, seguito dalla moglie.

L'udienza è poi proseguita nel pomeriggio. Il giudice si è scusato con la coppia e poi ha dato la parola, attraverso un collegamento video da New York, a un neurologo americano. Il medico ha sostenuto che l'elettroencefalogramma di Charlie Gard "mostra una disorganizzazione dell'attività cerebrale, non un danno strutturale maggiore". "L'unico modo per dire quanto sia permanente la disfunzione cerebrale" del piccolo Charlie Gard "è tentare la terapia", ha detto. Alla luce dei nuovi dati, ha proseguito, ci sono chance più alte, dal 10 a oltre il 50%, che la terapia sperimentale oltrepassi la barriera ematoencefalica e le funzioni cerebrali possano migliorare si è detto pronto a volare a Londra, dopo che il giudice gli ha chiesto: "Se aggiornassi il caso - ha chiesto - lei sarebbe disposto a venire a Londra ed esaminare Charlie?".

LE OTTO COSE DI CUI SI DISCUTE

"Bisogna dare ascolto ai genitori. A me ha colpito molto l'appello della mamma che ha chiesto al giudice cosa avrebbe fatto se fosse stato suo figlio". Così, a margine di un convegno al Senato, monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, si appella all'Alta Corte inglese. "Nella nostra società - aggiunge - invochiamo la volontà dei genitori quando questo conviene a un certo tipo di cultura, li ignoriamo quando vanno in una direzione culturale opposta. Diamo loro ascolto".

"Sembra che ormai la vita di Charlie sia affidata alla fettuccia del centimetro che dovrebbe misurarne la circonferenza cranica. La magistratura britannica sta sprofondando nel ridicolo": lo afferma il deputato Gian Luigi Gigli (gruppo 'DeS-Cd'), presidente del Movimento per la Vita Italiano. "Sembra quasi che il punto in discussione - sottolinea Gigli - sia se il cervello sia cresciuto o meno e non - piuttosto - se un bambino, per quanto disabile, abbia il diritto di vivere senza che giudici e medici possano arrogarsi il potere di condannarlo a morte".

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