giovedì 22 agosto 2019
Dopo Merkel, alla vigilia del G7 incassa anche il «sì» di Macron all'ipotesi di eliminare con un nuovo accordo l'ostacolo della frontiera irlandese. A Londra è polemica sulla ineleganza del premier
L'imbarazzo di Emmanuel Macron al piede del premier britannico Boris Johnson appoggiato sul tavolino durante l'incontro all'Eliseo (Ansa)

L'imbarazzo di Emmanuel Macron al piede del premier britannico Boris Johnson appoggiato sul tavolino durante l'incontro all'Eliseo (Ansa)

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Le relazioni fra le sponde della Manica saranno pure «essenziali e immutabili», come ha detto ieri il presidente francese Emmanuel Macron, ma la prima visita all'Eliseo del neopremier britannico Boris Johnson ha fatto volare in giornata qualche scintilla, soprattutto sulla Brexit, con polemiche pure circa lo stile “disinvolto” dell'invitato, pronto a mettere il piede destro su un tavolo durante il faccia a faccia.
Johnson, dicendosi «molto incoraggiato» dall'incontro di mercoledì a Berlino con la cancelliera Angela Merkel, ha fatto comprendere che per Londra i giochi negoziali restano aperti: «Certo, voglio giungere a un accordo. Cerco un accordo e penso che giungeremo a quest'accordo», ha martellato, davanti a un Macron pronto a difendere l'intesa già raggiunta, anche sul nodo del “backstop”, circa la gestione della frontiera fra Irlanda del Nord ed Eire. Il capo dell'Eliseo si è detto «fiducioso» sul fatto che «nei prossimi trenta giorni» si possano trovare nuove soluzioni tecniche, «ma senza cambiare gli equilibri profondi dell'accordo di ritiro, poiché è stato oggetto di un importantissimo lavoro e di una decisione unanime dei 27».
Schierato per «non indebolire di una virgola» l'Ue, Macron ha sottolineato che quanto già pattuito contiene «garanzie indispensabili alla preservazione della stabilità in Irlanda, all'integrità del mercato unico che è lo zoccolo duro del progetto europeo». Ma Parigi si prepara pure a un'eventuale «uscita senz'accordo il 31 ottobre», il che comunque non precluderebbe un successivo «negoziato anche sulle relazioni future» con il Regno Unito, il cui avvenire «non può che trovarsi in Europa».
Per Johnson, «esistono soluzioni tecniche» sul backstop, come «sistemi elettronici di controllo per i trasporti di beni». Inoltre, «in ogni caso, il governo britannico non imporrà controlli» alla frontiera irlandese. Ma al contempo, si dovrà permettere «al Regno Unito di lasciare l'Ue» in modo completo, senza retaggi doganali targati Ue. Sul G7 che inizia domani a Biarritz, il premier ha invece assicurato che Londra e Parigi «lavoreranno fianco a fianco» per ottenere «un successo». A margine del vertice, domenica, Johnson incontrerà il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, opposto a una vera rinegoziazione, ma pronto ad ascoltare le ragioni di Londra.

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