giovedì 19 novembre 2015
Padre Parolari del Pime è stato ferito da tre giovani su una motocicletta. La dinamica ricorda quella dell'assassinio del cooperante Tavella.
COMMENTA E CONDIVIDI
L'agguato è stato rivendicato dallo Stato islamico (Is o Daesh). Lo riferisce il Site, gruppo di monitoraggio dei siti web jihadisti."I combattenti del Bangladesh sonoriusciti a colpire l'italiano Pietro Parolari che lavorava da due anni come missionario nella regione di Dinajpur. È stato colpito con una pistola armata di silenziatore e ferito gravemente", recita il comunicato in lingua araba.Un missionario 64enne del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), padre Piero Paolari è stato aggredito ieri mattina vicino alla missione di Suihari, nella diocesi di Dinajpur. Un agguato che si inserisce in una catena di attentati in maggioranza di attribuzione islamista.Nella lunga lista dei colpiti, dall’inizio dell’anno, ci sono musulmani sostenitori della laicità, volontari stranieri e esponenti di altre fedi. Medico per preparazione, dopo la preghiera mattutina, padre Parolari si stava recando come sua abitudine in bicicletta al St Vincent Hospital, una struttura della diocesi, quando è stato affiancato da una motocicletta con tre individui a bordo. Uno gli ha sparato alcuni colpi di pistola che l’hanno ferito alla nuca.Aiutato dai passanti e ricoverato immediatamente nell’ospedale del Medical College di Dinajpur, dopo i primi soccorsi il missionario italiano è stato trasferito in elicottero nella capitale Dacca per ulteriori cure e in serata è stato dichiarato fuori pericolo.Nato a Lecco nel 1951, entrato nel Pime nel 1984 e l’anno successivo partito per il Bangladesh che doveva diventare la sua sede permanente, padre Piero Parolari è noto e apprezzato nell’area di Dinajpur, situata nella parte settentrionale del Paese, dove il Pime ha diverse istituzioni educative e assistenziali. Il missionario, inoltre, coadiuva la diocesi nell’attività pastorale. Finora senza particolari problemi, come ha confermato il vescovo di Dinajpur, monsignor Sebastian Tudu. È stato «un attacco gratuito», avvenuto «all’improvviso, alle spalle», ha segnalato all’agenzia Fides padre Carlo Dotti, confratello di padre Parolari, sottolineando la mancanza di ragioni apparenti per quanto avvenuto. «La tensione sociale nel Paese», tuttavia, ormai «è altissima e gruppi armati provocano continua violenza», che pure abitualmente non tocca gli stranieri, nemmeno i religiosi.A scopo precauzionale, la polizia ha chiesto ai missionari del Pime in Bangladesh, 29 in tutto, di non uscire se non scortati. «Siamo un po’ spaventati e speriamo che si tratti di una misura precauzionale, che duri solo qualche giorno», ha comunicato all’agenzia Misnail superiore regionale del Pime in Bangladesh, padre Michele Brambilla. «Noi lavoriamo tra la gente e non abbiamo mai avuto sentore di pericolo». Ignote le ragioni di questa aggressione, l’ennesima portata con la stessa tecnica verso stranieri e la seconda contro un italiano dopo quella che è costata la vita il 29 settembre, nella capitale Dacca, al cooperante Cesare Tavella. Il missionario lecchese è anche il secondo sacerdote colpito in tempi recenti dopo l’accoltellamento del sacerdote bengalese Luke Sarkar, avvenuto il 5 ottobre nella sua parrocchia di Pabna. L’attentato a Tavella, come quello del 3 ottobre al consulente agrario giapponese Kunio Hoshi nel distretto settentrionale di Rangpur, sono stati rivendicati dal sedicente Stato islamico (Daesh), che ieri lo ha ribadito sulla sua rivista online Dabiq: un attribuzione negata però dalle autorità.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: