mercoledì 18 maggio 2016
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I n quasi tutta la provincia di Manabí, i fedeli hanno celebrato la Messa per il primo anniversario del terremoto, lunedì, all’aperto. La maggior parte delle chiese sono state danneggiate o distrutte dal sisma di 7,6 gradi Richter che il 16 aprile ha devastato le province di Manabí, Esmeraldas e Los Rios. Almeno 660 persone sono state uccise e 350mila sono state colpite. Oltre trentamila di queste vivono in alloggi di fortuna o tendopoli. Quasi 600 scuole sono state danneggiate, lasciando senza lezioni 120mila piccoli. A preoccupare, inoltre, sono i danni all’economia. L’industria dei gamberi e il turismo – principali risorse locali – si sono fermati. Il presidente Rafael Correa ha parlato di perdite per migliaia di milioni di dollari. L’Ecuador, dunque, ha necessità di un piano per ripartire. E di aiuto. Man mano che le trascorrono le settimane dal sisma, però, i riflettori sulla regione si spengono. Ecco perché l’arcivescovo di Portoviejo, una delle diocesi più colpite, Lorenzo Voltolini, ha chiesto al mondo di «non dimenticare la nazione». Caritas Ecuador ha stanziato 1,58 milioni di dollari per la ricostruzione e l’assistenza di 700 famiglie povere, rimaste senza nulla. Il progetto – realizzato con il contributo di Caritas italiana che ha appena inviato 100mila euro di contributi – prevede non solo l’edificazione di edifici antisismici e assistenza psicologica per gli sfollati ma anche micro-finanziamenti perché i colpiti possano mettere su attività produttive per andare avanti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sfollati a Pedernales (Xinhua)
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