lunedì 12 settembre 2022
Oltre 20 insediamenti riconquistati nelle ultime 24 ore. La reazione russa: pioggia di raid sulle regioni orientali. Esplosioni a Zaporizhzhia
Un giovane soldato ucraino in una località dell'Est riconquistata

Un giovane soldato ucraino in una località dell'Est riconquistata - Facebook/Vyacheslav Zadorenko/via REUTERS

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Dopo 200 giorni di guerra, le forze ucraine hanno riconquistato nelle ultime 24 ore oltre 20 insediamenti che erano stati occupati dai russi: lo ha reso noto lo Stato Maggiore delle Forze Armate dell'Ucraina in un post su Facebook. E ora puntano sul confine russo. Mentre Mosca cambia il comando del Distretto militare occidentale, stando alle informazioni dell'intelligence del ministero della Difesa ucraino: sarebbe stato rimosso ill tenente generale Roman Berdnikov, che aveva guidato l'intervento in Siria e che era stato nominato comandante del Distretto militare occidentale il 26 agosto.

In due settimane, la controffensiva ucraina che ha sbaragliato le difese di Mosca nella regione orientale di Kharkiv ha ripreso tremila chilometri quadrati di territorio, una quarantina di insediamenti. Secondo il comandante dell'esercito Valery Zaluzhny, solo una cinquantina di chilometri separano le sue truppe dalla Russia. L'avanguardia del 130° battaglione si è spinta oltre, rivendicando di essere arrivata al valico di Hoptivka: nell'oblast gli invasori sono in rotta.

Mosca parla di "riorganizzazione" delle truppe. E scatena i raid

Ammessa la ritirata, definita una "riorganizzazione" strategica per concentrare le forze sul Donbass, la stessa Difesa di Mosca ha mostrato con una mappa di cosa resta nelle sue mani: solo una piccola porzione di territorio a est del fiume Oskil, dopo aver perso molti dei centri principali, da Kupiansk a Izyum, su cui continuano comunque a piovere bombe. La reazione russa si è scatenata, ieri sera, con un pioggia di raid sulle regioni orientali e di missili Kalibr dal Mar Nero, che hanno causato danni alle infrastrutture e massicci blackout.

L'entusiasmo a Kiev è palpabile. Nei media, nelle dichiarazioni politiche, sui social. Ma il presidente Volodymyr Zelensky resta cauto. "Mosca - ha avvertito - spera di spezzare la resistenza ucraina in inverno, contando sui problemi di riscaldamento in Ucraina e su un possibile indebolimento del sostegno occidentale a causa dell'aumento dei prezzi dell'energia in Europa".

Nella ritirata abbandonati equipaggiamenti e munizioni

L'esercito ucraino cavalca l'onda, spinto dalle immagini del caotico ritiro dei russi. Il sindaco filorusso di Izyum sarebbe scappato già prima dell'assalto, e nella fuga le truppe "hanno lasciato un'enorme quantità di equipaggiamento e munizioni". Anche nel Lugansk Mosca appare in difficoltà. Secondo il governatore Serhiy Gaidai ha già perso Kreminna, presa ad aprile, mentre file di veicoli verso il confine si estendono per chilometri, anche da città catturate nel 2014. Un esodo confermato dai russi. "Nelle ultime 24 ore, migliaia di persone hanno attraversato la frontiera", ha detto il governatore di Belgorod, Viaceslav Gladkov.

Disfatta o ritiro calcolato che sia, tra le file di Mosca gli strascichi non mancano. Protagonista è il leader ceceno Ramzan Kadyrov che, dopo aver promesso 1.300 rinforzi sul fronte meridionale di Kherson, parla di "altri 10.000 combattenti pronti a partire" per la riscossa, senza però risparmiare dure critiche agli alti comandi militari. "Io, Ramzan Kadyrov, dichiaro ufficialmente che tutte queste città (Izyum, Kupiansk e Balakliya) saranno riconquistate" e che "raggiungeremo Odessa nel prossimo futuro". "Se oggi o domani non ci saranno cambiamenti nella strategia nel condurre l'operazione militare speciale - aveva detto ieri -, dovrò andare al ministero della Difesa e alla dirigenza del Paese per spiegare loro la situazione. È una situazione infernale".

Nel frattempo le trattative restano lontane. "Al momento non vediamo alcuna prospettiva di negoziazione e continuiamo a ritenere che non ci siano i prerequisiti per tali negoziati", ha detto ai giornalisti il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak aveva ribadito ieri che il suo governo non farà passi indietro sulle richieste, a partire dalla "liberazione di tutti i territori".

Esplosioni vicino alla centrale di Zaporizhzhia

L'allarme resta alto a Zaporizhizhia, dove nella notte sono state udite diverse esplosioni: lo ha reso noto su Telegram il segretario del Consiglio comunale della città, Anatolii Kurtiev. L'agenzia nucleare di Kiev, Energoatom, ha annunciato che il sesto e ultimo reattore funzionante della centrale più grande d'Europa è stato nuovamente scollegato dalla rete. L'Aiea, che nell'impianto mantiene due ispettori, ha poi riferito che "è stata ripristinata la linea elettrica di riserva, che fornisce all'impianto l'elettricità esterna necessaria per il raffreddamento del reattore e altre funzioni di sicurezza". La situazione continua a suscitare allarme, con l'agenzia Onu che ha avviato le consultazioni per la creazione di una safe zone.

Macron sente Putin

Ieri in una telefonata con Vladimir Putin il presidente francese Emmanuel Macron gli ha chiesto di far ritirare "le armi pesanti e leggere", mentre il leader del Cremlino è tornato ad accusare Kiev dei raid, avvertendo del rischio di "conseguenze catastrofiche" anche per "gli stoccaggi di scorie radioattive".

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