venerdì 19 agosto 2022
Parla Stepan Kuibida, capo del dipartimento di politica economica nell’oblast della città . "Pensavamo all'industria aerospaziale, dobbiamo dare ospitalità agli imprenditori più colpiti dalla guerra"
Stepan Kuibida

Stepan Kuibida - Media Center Ukrainian

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Leopoli, prima della guerra, era una città dalle grandi promesse. Basti ricordare che la direzione del Centro nazionale di controllo e prova delle strutture spaziali aveva approvato progetti e già concordato preziose proposte con il Politecnico di Leopoli, centro accademico di notevole importanza per l’industria aerospaziale. Oggi lo scenario ucraino è complessivamente molto diverso, eppure Leopoli, da cui in queste ore sembra passare qualche prospettiva di dialogo, si conferma una città cruciale, come spiega ad “Avvenire” il professor Stepan Kuibida, capo del dipartimento di politica economica nell’oblast della città.

“Dall’inizio della guerra - dice Kuibida - qui a Leopoli sono giunte circa 200 imprese del resto del Paese, in cerca di prospettive future, nonostante le agenzie di rating ci complichino ancor più lo scenario. Un centinaio di queste sono già attive nel settore dell’industria metallica, della chimica, dell’agroalimentare. Questo dimostra come la nostra regione, dal marcato sapore europeo, sia ancora in grado di fornire una certa competitività economica. Da qui potrebbe partire il cosiddetto ‘ministero della pace’, aiutato dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Leopoli è già la città della pace, perché, per sua fortuna, non ha subito la devastazione della zona centrale, meridionale e orientale. Questa condizione speciale, che ha messo al sicuro tantissimi imprenditori e cittadini ucraini, deve essere restituita con gratitudine al resto del Paese. Da qui dobbiamo fare doppiamente la nostra parte, così come è stato fatto all'avvio del conflitto, quando abbiamo messo a disposizione tante strutture per favorire il passaggio di connazionali in cerca di salvezza”.

Crede che il summit trilaterale che si è svolto giovedì possa contribuire al percorso verso una tregua?

“E’ cosa nota che le richieste turche vadano proprio in tal senso e di questo è ben consapevole Putin, che ha già parlato con Erdogan, il quale a sua volta esercita sullo zar del Cremlino una pressione notevole. Occorre vedere quale sarà la posizione del presidente Zelensky, poiché i toni del nostro governo non sembrano andare nella direzione della pace, soprattutto perché la pace, richiesta anche da alcune personalità vicine al governo, deve tener conto della devastazione che l’Ucraina ha subito, anche a un punto di vista ambientale. Ovviamente, il cessate il fuoco temporaneo, che non è la vera pace, sarebbe un sospiro di sollievo, sia pur nella sua imperfezione, per quanti sono rimasti nelle città, per il grano e soprattutto per i doverosi controlli nelle zone nucleari. Dal canto mio posso soltanto aggiungere che importanti imprenditori di cereali hanno l’intenzione, sempre più concreta, di costruire aziende a Leopoli, non solo per riprendere il commercio del grano, ma per far sì che il pane torni a essere il nostro simbolo della speranza e della ripresa. Anche il tessuto economico e sociale dell’ovest ucraino passa da quello che concretamente vedremo nei prossimi giorni dopo questo trilaterale”.

L’Ucraina è tra i primi dieci produttori del mondo di manganese e possiede le più grandi riserve d’Europa. Produce concentrati di manganese e ferro, in parte destinati all’esportazione e in parte alla produzione nazionale. Le maggiori riserve si trovano nella parte meridionale dell’Ucraina, nel bacino di Nikopol e a Veliko-Tokmakskoye. Come si potrebbero aiutare quelle zone?

“Come dicevo, l’aiuto è già in atto per l’industria dei metalli, che in parte è riuscita a spostare il baricentro nell’ovest. Tuttavia il cessate il fuoco permetterebbe a tanti imprenditori di riprendere i trasferimenti delle materie prime, di far rientrare tecnici che oggi sono espatriati in Romania e Polonia. Inutile precisare che una ripresa dei nostri mercati gioverebbe anche alla Turchia e quindi le pressioni di Erdogan sulla Russia saranno dai toni accentuati”.

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