giovedì 2 maggio 2013
Un giornalista di Avvenire scelto per insegnare a giovani del Malawi le tecniche del mestiere. Un'iniziativa nata dall'intuizione di un missionario monfortiano. Perché anche dall'informazione passa la democrazia.
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Se c’è una via africana alla democrazia – una via tortuosa, a volte ambigua, ma percorsa da sempre più persone – ai suoi crocevia ci sono i media. Giornali, radio, tv, e ora i siti Web - che provano a farsi largo in territori sterminati in cui la rete è ancora poco diffusa - sempre più stanno acquisendo un’importanza decisiva in un momento in cui aumenta anche l’accesso all’istruzione. È il tempo migliore per i media in Africa, un tempo in cui allo sviluppo tecnologico si accompagna una sempre maggiore attenzione ai contenuti. Il Malawi, da dove scriviamo, rappresenta uno dei migliori esempi in questo senso. Il dibattito sul rapporto tra media e potere, tra l’accesso all’informazione e la sua utilità per l’opinione pubblica, domina le prime pagine dei giornali e sempre più lo farà con la scadenza delle elezioni presidenziali, previste tra un anno. È dei giorni scorsi l’accusa del presidente Joyce Banda – seconda donna capo di Stato africana – ai giornali indipendenti di aver “ucciso” con le loro accuse l’ex presidente Bingu wa Mutharika. E’ stato chiesto, a Joyce Banda, di firmare una dichiarazione continentale di impegno nei confronti della libertà di stampa. Una richiesta rispedita al mittente perché “i media non hanno compassione, sono contro di me, non hanno nemmeno scritto che sono tra le 100 persone più influenti al mondo secondo Time”. È in questo contesto che si trova ad operare la Montfort media, organizzazione indipendente fondata dal missionario monfortiano Piergiorgio Gamba. Al suo attivo il bimestrale in inglese "The Lamp", il quindicinale in lingua chichewa Mkwaso  e la tv Luntha (sapienza), che copre ormai il 50 per cento del territorio. E’ una sfida quotidiana, quella della Montfort media, tra energia elettrica spesso razionata, collegamenti Web precari, rapporti con le autorità non sempre facili per via della sua indipendenza e, non ultimo, la mancanza di esperienza e di una formazione più approfondita per alcuni dei suoi reporter. È soprattutto in riferimento a quest’ultimo aspetto che, sostenuto dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia, padre Gamba ha avuto l’idea di realizzare un corso di formazione della durata di due settimane per una quindicina di giornalisti, corso al quale prendiamo parte insieme al collega della radio-televisione svizzera Rsi Emiliano Bos e alla freelance Chiara Merico, che seguirà specificamente la parte più relativa al Web. La prima sessione, nella mattinata di giovedì, è stata l’occasione per cominciare a prendere contatto con questa realtà  mediatica che ha già combattuto storiche battaglie, da quella contro la pena di morte alla lotta per ridurre l’Aids, un vero flagello da queste parti (si stimano 1 milione di contagiati su 14 milioni di abitanti). “La competizione tra i media è molto alta, per questo è fondamentale investire nella qualità – ha esordito padre Gamba nella sua introduzione al corso –. Bisogna capire che direzione stiamo prendendo, condividendo idee, conoscenze, aspettative e chiedendosi quale può essere il nostro impatto sulla realtà locale”. Cruciali le prime tematiche scaturite dal “braimstorming” collettivo: come e cosa rende un evento “notiziabile”, fin dove possiamo spingerci nel raccontare una storia o scattare una fotografia, come avere maggior accesso alle fonti governative, come costruire rapporti solidi con le fonti locali, come finanziare una inchiesta lunga e costosa, in che modo è possibile sfruttare la potenza dei social network, e molto altro ancora. Alle sessioni più teoriche si aggiungeranno poi i lavori sul campo, nei quali verificare i progressi e sperimentare metodi e tecniche condivise in aula. Nella speranza di lasciare un segno tangibile nella vita non solo della realtà locale di Balaka, dove la Montfort media ha sede, ma del Malawi intero.
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